Nel deserto ai margini di Ras Al-Khair, città industriale dell’Arabia Saudita, una vasta superficie di sabbia sarà coperta da un maxi impianto solare: dozzine di serre per un totale di 7 chilometri quadrati, un’area più grande dell’aeroporto di Gatwick di Londra. Non saranno destinate alla coltivazione di cibo, però, ma aiuteranno a decarbonizzare il processo ad alta intensità energetica di produzione dell’alluminio.
Attualmente l’industria si basa su combustibili fossili. “Il carbone viene bruciato per produrre alluminio che finirà negli smartphone, nei computer e nelle automobili“, afferma Rod MacGregor, CEO e fondatore di GlassPoint, società newyorkese che prevede di costruire il nuovo sistema. All’interno delle serre il vapore sarà prodotto sfruttando la luce solare: questa sarà convogliata tramite un sistema di specchi su tubi pieni d’acqua, che così si riscalderà e si trasformerà in vapore.”Quando le persone parlano di energia solare, è naturale pensare che i pannelli solari producano elettricità“, afferma MacGregor. “Ma in questo caso particolare è molto più efficiente passare direttamente dalla luce solare al calore“.
Impianto solare in Arabia Saudita: il progetto GlassPoint
Il vapore è una parte fondamentale del processo di raffinazione della bauxite, materiale utilizzato nella prima fase della produzione dell’alluminio, e la maggior parte delle raffinerie attualmente usa il carbone per far bollire l’acqua per il vapore. In Arabia Saudita, GlassPoint sta collaborando con la Saudi Arabian Mining Company, o Ma’aden, per iniziare questo maxi impianto solare termico da 1.500 megawatt presso la raffineria dell’azienda, che ora utilizza il gas per produrre vapore. Con il nuovo progetto ridurrà della metà la sua carbon footprint, passando all’energia solare, risparmiando oltre 600.000 tonnellate di CO2 all’anno. L’azienda possiede anche una fonderia adiacente, dove la raffinata bauxite, o allumina, viene trasformata in alluminio e sta lavorando su modi per decarbonizzare anche quel processo.
Si parla di una futura capacità di ben 200 GW: una cifra decisamente importante, soprattutto se si pensa che attualmente il mondo ha installato, in totale, circa 400 GW di fotovoltaico. A dare l’annuncio del progetto è stata Softbank, conglomerata multinazionale che investirà 200 miliardi di dollari.
Questa iniziativa apre interessanti prospettive per il futuro. Sebbene la tecnologia di GlassPoint non sia progettata per applicazioni a temperature estremamente elevate come la fusione, può essere utilizzata in altri stabilimenti che si basano sul vapore, dalle aziende agroalimentari alle cartiere, fino ai produttori di litio.
“Se si considera l’industria come una categoria, in realtà essa è il più grande consumatore di energia al mondo, più dei traporti e più del settore residenziale“, afferma MacGregor. “E il 75% di tutta l’energia utilizzata dall’industria è sotto forma di calore“.
Altre aziende stanno lavorando su diverse tecnologie di energia pulita per l’industria pesante, compreso l’idrogeno verde. Ma MacGregor sostiene che la semplice fisica del sistema solare termico lo rende meno costoso. Le serre proteggono gli specchi dal vento, il che significa che i componenti possono essere più leggeri ed economici di un sistema che si trova all’esterno.
Per ora, quest’idea rimane invece ancora più costosa dell’uso dei combustibili fossili, ma in un futuro non troppo lontano potrebbe diventare una soluzione interessante per le raffinerie, che affrontano continue pressioni per migliorare il loro impatto sull’ambiente.