I più giovani sono più infelici a causa di Instagram. E il problema riguarda soprattutto le ragazze, bombardate continuamente da modelli di bellezza assurdi e fuori portata. A dirlo, almeno questa volta, non siamo noi ma Facebook stessa, azienda proprietaria del social network.
Quello che Facebook dice di noi (di nascosto)
Dire che sia stata Facebook a dirlo è però fuorviante, perché queste non sono dichiarazioni ufficiali ma stralci di studi interni, realizzati dall’azienda, che hanno visto la luce del sole solo dopo essere stati pubblicati dal Wall Street Journal la scorsa settimana. Il quotidiano newyorchese ha infatti reso noti report e indagini che confermano i molti dubbi diffusi tra gli addetti ai lavori e i consumatori da ormai anni.
Secondo uno di questi, ad esempio, il 40% delle utenti teenager (degli USA e del Regno Unito) che si sentono “poco attraenti” hanno cominciato a pensarlo dopo aver iniziato a usare Instagram. Secondo un altro, i teenager si sentirebbero “dipendenti” dall’app, che vorrebbero usare meno. Peccato che non riescano a staccarsene del tutto, cedendo sempre alla tentazione di aprirla. E ancora, “i teenager incolpano Instagram per l’aumento dei casi di ansia e depressione”, si legge in una comunicazione interna. “Rendiamo peggiore la questione dell’immagine corporea per una ragazza su tre”, recita una slide che circolava tra i dipendenti.
“Instagram fa male”: che sarà di Instagram for Kids?
Insomma, Facebook sapeva. I vostri timori erano fondati. Sia Mark Zuckerberg, CEO del gruppo, che Adam Mosseri, capo di Instagram, già head of product fedelissimo a Zuck, hanno tenuto nascosto queste scoperte, promuovendo statistiche e notizie che andavano nella direzione opposta.
Alla luce di tutto questo, risulta quindi incredibile che da tempo Instagram sia al lavoro su una sua versione per bambini e bambini, Instagram for Kids. Negli scorsi mesi si era parlato del nuovo prodotto, che sarà “ad-free”, senza pubblicità, e su cui l’azienda ha cercato di rassicurare gli animi. Peccato che ora il pubblico sappia come parla il gigante quando il resto del mondo non può sentirlo. E come sia abituato a sacrificare la salute mentale di milioni di giovanissimi (e giovanissime) per favorire il proprio business.
Caso Instagram, la reazione del Congresso USA (e non solo)
Le conseguenze dello scandalo non si sono fatte sentire. Presso il Congresso statunitense avrà luogo un’investigazione bipartisan su questo tema, con alcuni senatori che hanno persino detto di essere in contatto con un whistleblower, una “gola profonda” dall’interno del gigante. Nelle parole del repubblicano Ken Buck, il settore tecnologico “è diventato il nuovo Big Tobacco”, ovvero incapace di correggersi e regolarsi da solo. E non l’unico a usare parole forti, con altri deputati che hanno rilasciato dichiarazioni forti: “Facebook mente”. “Facebook fa male ai nostri figli”.
Alla luce di tutto questo, non sembra essere esattamente il momento migliore per lanciare un social network pensato ai bambini. Uno scandalo enorme e potenzialmente importante per il destino dell’azienda, ormai abituata ad avere l’occhio di Washington puntato su di sé.
Una cosa è certa: in un periodo di profonde divisioni tra Democratici e Repubblicani, prendersela con la Big Tech si conferma essere una delle poche attività che le due sponde hanno in comune. Grazie anche a Mark Zuckerberg.