Non solo borse nate dai funghi o dagli scarti di mela, scarpe in fibra di piante di banana, pelle d’uva vegana. Se la moda è green, la bellezza non è da meno. Sono sempre più numerosi i prodotti cosmetici a base di principi attivi che nascono dagli scarti agricoli e agroalimentari. Sostanze di qualità, perché spesso la concentrazione è maggiore rispetto al non-scarto, per di più a basso costo. E i benefici per l’ambiente sono notevoli: secondo il Gruppo Ricicla dell’Università di Milano, in Italia si producono 12 milioni di tonnellate di scarti da industria agroalimentare, che vanno in qualche modo smaltiti, cercando di mitigare l’impatto sull’ambiente.
Bellezza green: gli scarti più utilizzati
La cosmesi è uno dei settori in cui si stanno concentrando gli investimenti per il loro riutilizzo. Antiossidanti, idratanti, antinfiammatori, nutrienti, leviganti, sbiancanti, olii essenziali… Tutto si può ottenere dall’estrazione e dalla lavorazione di molecole contenute, per esempio, nelle bucce d’uva, di mele o di pomodori, oppure nella sansa e nelle acque di vegetazione derivanti dalla lavorazione delle olive.
Gli scarti di uva e olive contengono polifenoli, molecole dall’elevatissima azione antiossidante, quindi anti-age, così come quelli derivanti dalla raffinazione degli oli di riso, sesamo e girasole o della frutta secca, mentre le bucce degli agrumi sono ricche di olii essenziali.
Il mallo, lo scarto del pistacchio
La recentissima startup Kymia, che si è aggiudicata l’edizione 2021 di Start Cup Sicilia e che aprirà l’e-commerce nei primi mesi del 2022, si basa su una tecnologia che recupera lo scarto del pistacchio, il mallo, generando il Pistactive-f, attivo brevettato, per produrre cosmetici sostenibili. “Il pistacchio di Bronte, oro verde siciliano, ha nascosto per anni un segreto tra le fibre del suo rivestimento, il mallo. In questa materia prima seconda abbiamo scoperto una potentissima efficacia antiossidante per la pelle, dai risultati visibili nell’immediato e a lungo termine: turgore, elasticità, mantenimento dell’idratazione, distensione delle rughe”, spiegano dall’azienda, nata dall’unione delle forze e delle idee di due cugine, entrambe siciliane, Arianna Campione e Anna Cacopardo.
Bucce di zenzero e gambi della rucola
Anche la startup FresCosmesi, che nasce come spin-off universitario ed ha quindi alle spalle tutta la ricerca e la garanzia dell’Università di Bologna, realizza prodotti cosmetici personalizzati per i propri clienti, a partire da frutta fresca e vegetali. “Utilizziamo i sottoprodotti di produzione e trasformazione, come bucce, vinacce e noccioli, privilegiando in questo modo sia la biodisponibilità che il rispetto per l’ambiente”, spiegano. “I vegetali hanno un sistema di difesa estremamente completo e complesso, costituito da innumerevoli molecole differenti, che vengono accumulate all’interno delle strutture della parete cellulare vegetale e che si ritrovano quindi soprattutto nelle bucce dei frutti. Queste importanti molecole sono rappresentate dai biofenoli, come l’idrossitirosolo delle olive o gli antociani dell’uve, dai carotenoidi, come il licopene di cui sono ricche le bucce di pomodoro, dagli alcaloidi, come la caffeina, o dai terpeni, noti per la loro profumazione”.
E’ FresCosmesi ad aver progettato e realizzato, tra gli altri, la linea cosmetica Avance per Le Serre dei Giardini di Bologna, hub metropolitano dell’innovazione e della promozione della cultura: prodotti di bellezza realizzati esclusivamente con materie prime alimentari naturali provenienti dal ristorante Vetro. E così la buccia dello zenzero, la scorza degli agrumi, i gambi della menta o quelli della rucola, invece di finire nel bidone della spazzatura, trovano una seconda vita. “L’estrazione dei principi attivi è un processo che utilizza una tecnologia avanzata, brevettata dall’Università di Bologna. Non utilizza solventi, ma solo enzimi – molecole biologiche – ed acqua. Questo li rende, oltre che naturali e dermatologicamente idonei per la pelle, non impattanti per l’ambiente”.
Vinacce elisir di gioventù
Molto utilizzati in campo cosmetico sono gli scarti dell’uva, anzi le vinacce (il residuo della spremitura costituito da graspi, bucce, semi con una certa quantità di vino o di mosto fermentato) sono un vero e proprio elisir di bellezza. Lo spiega l’azienda vinicola toscana Bocelli, che, in collaborazione con il dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa, ha intrapreso un percorso di analisi sulle vinacce prodotte dalla propria cantina. “L’esito delle indagini analitiche è letteralmente sbalorditivo. Il contenuto in sostanze antiossidanti, rappresentate da bioflavonoidi e polifenoli, è tale da poter considerare le vinacce stesse una vera e propria fonte di giovinezza”.
Bellezza green e a km 0
Dalla collaborazione con il laboratorio Speziali Laurentiani è stato così ottenuto, mediante una metodica estrattiva brevettata, un fito-complesso denominato Lajaticomplex, che riunisce tutti i principi attivi, primari e secondari, contenuti nella buccia e nei semi dell’uva. Si parla in questo caso di “enocosmesi altamente funzionalizzata”: “Diversamente dalla vinoterapia classica, dove la funzione dei cosmetici è espletata da alcuni singoli principi attivi isolati dal vino o dall’uva, nella linea Lajatica è impiegato l’intero complesso delle sostanze contenute nella vinaccia. I cosmetici vengono prodotti direttamente in sito: la lavorazione rapida, prima che si sviluppi la fermentazione alcolica, evita l’alterazione dei principi attivi”. Quando si dice che la bellezza è a km 0.