La pandemia ha cambiato per sempre le nostre vite. Sembra una frase fatta, ma in realtà è più vero di quanto crediamo. Soprattutto perché non le ha cambiate solo nel breve periodo, ma i suoi effetti continuano a vedersi tuttora nella nostra società. Prendiamo il campo lavorativo. Durante e subito dopo l’emergenza Covid-19 è nato il fenomeno delle grandi dimissioni o “great gesignation”, come l’hanno chiamato in America: tante persone, anche in Italia, hanno detto addio al posto fisso per abbracciare modalità di lavoro più flessibili oppure prendersi una pausa sabbatica.
Tra great resignation e quiet quitting
Chi invece il posto fisso non l’ha lasciato, nel tempo ha cominciato gradualmente ad aderire al quiet quitting, ovvero quella forma di ‘disaffezione professionale’ per cui un lavoratore, pur essendo ancora giovane e nel pieno della carriera, prova un senso di frustrazione e mancanza di motivazione e coinvolgimento e decide di rallentare il suo ritmo lavorativo. Una filosofia che si ritrova anche in fenomeni collegati, come quello del Bare Minimum Monday, ovvero “il lunedì vado al minimo”, e quello delle “ragazze lumaca” su TikTok.
Adesso è il momento di “The Great Gloom”
Ora è arrivato un terzo stadio. Quello della Grande Tristezza o Great Gloom, sempre per dirlo con gli amici americani. Di cosa si tratta? Come suggerisce il nome, è un mood di «insoddisfazione» molto diffuso. Secondo uno studio condotto da BambooHR, la felicità dei dipendenti è costantemente diminuita a un tasso del 6% dall’inizio del 2020 fino ad oggi. Nel 2023, questa tendenza si è accentuata ulteriormente, con un calo più marcato: la soddisfazione generale è scesa dell’11% da giugno 2022 a giugno 2023. La ricerca evidenzia che la felicità dei lavoratori sta declinando a un ritmo 10 volte più rapido rispetto ai tre anni precedenti.
Un approccio olistico al benessere dei dipendenti
Perché? Le motivazioni sono le stesse che hanno scatenato le Grandi Dimissioni in piena pandemia: nuove esigenze dei lavoratori, in particolare dei Millennial, che non vengono soddisfatte da parte delle aziende. Si chiedono flessibilità, work life balance e retribuzioni adeguate, soprattutto da parte dei giovani che continuano a destreggiarsi tra stage non pagati e contratti precari. «Di fronte ai complessi problemi di oggi i leader devono essere più proattivi, adattivi ed informati in modo da riuscire a respingere il Great Gloom», ha dichiarato Brad Rencher, CEO di BambooHR. «Se vogliono avere successo in un sistema che sta cambiando rapidamente, le aziende devono dare priorità all’esperienza dei dipendenti, più di quanto sia mai successo finora. Serve un approccio olistico allo sviluppo del benessere mentale, emotivo e fisico dei dipendenti, non solo delle loro competenze».
Great Gloom: come reagire
Come farei concreto? Secondo gli esperti di LinkedIn, in particolare Lynne Williams, i professionisti delle risorse umane possono svolgere un ruolo cruciale in questa situazione: spetta a loro migliorare il coinvolgimento dei dipendenti, stabilendo obiettivi chiari, fornendo riconoscimenti ed intrattenendo conversazioni approfondite con i dipendenti per togliere tutti i segnali di insoddisfazione e ridurre al minimo la Grande Tristezza. «Le aziende resilienti dovrebbero concentrarsi su iniziative di inclusione, agilità ed equità della forza lavoro, ascoltando le opinioni dei dipendenti, offrendo loro modalità di lavoro flessibili, enfatizzano i punti di forza, dando loro obiettivi coinvolgendo e fornendo la possibilità di seguire programmi di formazione e sviluppo della carriera».