Incredibile, ma vero (o quasi). John Lennon torna a cantare con i Beatles ed entro l’anno uscirà il loro ultimo brano inedito. Miracolo dell’Intelligenza Artificiale, che ha estratto la voce del cantante da una vecchia canzone d’amore suonata al pianoforte (probabilmente Now and Then del 1978). Una composizione che farebbe parte della cassetta con la scritta “per Paul” registrata da Lennon prima della sua morte nel 1980 e donata a Paul McCartney dalla vedova Yoko Ono nel 1994.
Non c’è più la musica di una volta
Tutto nasce dal documentario Get Back di Peter Jackson, in cui l’ingegnere del suono Emile De La Rey ha addestrato i computer a riconoscere le voci dei Beatles, isolandole dagli strumenti e dai rumori di fondo. “E’ stato possibile estrapolare la voce di John Lennon da un pezzettino di nastro di scarsa qualità”, ha spiegato l’ex bassista, che aveva già duettato con l’ologramma di Lennon nell’ultimo tour. “E’ un po’ spaventoso, ma eccitante, perché questo è il futuro. Dobbiamo solo vedere dove ci porterà”, ha detto McCartney commentando le tante polemiche sull’uso della tecnologia nel suo campo. Se un tempo, infatti, si diceva che fosse la musica a rendere immortali i cantanti, ora è la tecnologia a farlo: tra ologrammi, ovvero riproduzioni tridimensionali di una figura, ed Intelligenza Artificiale infinite sono le possibilità che offre, agli artisti viventi come ai non viventi.
Da Tupac ad Amy Winehouse
Era il 2012, per esempio, quando si tenne il primo olo-concerto: al Coachella, famoso festival californiano, ci fu la ‘reincarnazione’ digitale di Tupac, leggendario morto nel 1996, che venne chiamato sul palco, di fronte a volte 100mila spettatori, da Snoop Dogg. Così è stato anche per il tour postumo di Amy Winehouse, cha fatto tappa anche in Italia: la voce della cantante in playback si è sovrapposta alla sua immagine ‘virtuale’, ovvero in ologramma, mentre una band accompagnava il tutto. Ad organizzare lo show, BASE Hologram, gigante delle tecnologie digitali dietro alla maggior parte di questo tipo di eventi. E ancora: Whitney Houston, Ronnie James DIO, Michael Jackson, Freddy Mercury…
Dalla e Cremonini, Drake e The Weeknd, Oasis
E che cosa dire del duetto virtuale tra Cesare Cremonini e Lucio Dalla? Una versione di “Stella di mare” realizzata prendendo la voce del cantautore, morto nel 2012, dal master del 1979. Impensabile fino a pochi anni fa, e ora possibile grazie alla tecnologia. Lo stesso si può dire per la recente clonazione delle voci di Drake e The Weeknd: Heart On My Sleeve è la realizzata grazie all’intelligenza artificiale, ora ritirata da quasi tutte le piattaforme di streaming, perché accusata di violare le leggi sul copyright: la traccia, in cui i “presunti” cantanti si scambiano versi sul conto della pop star e attrice Selena Gomez (ex di The Weeknd), è stata creata da @ghostwriter, che ha detto di aver utilizzato un software apposito, “addestrato” per ricreare ad arte le voci dei musicisti.
Non è finita qui. I nostalgici degli Oasis, per esempio, ora possono ascoltare gli “AISIS”, un gioco di parole che mixa il nome della band ormai sciolta con l’acronimo di Artificial Intelligence. L’idea è dei Breezer, band inglese che ha fatto uscire un disco clonando la voce di Liam Gallagher tramite l’impiego dell’Intelligenza Artificiale.
Il ruolo dei chatbot
Un’altra rivoluzione della tecnologia è rappresentata dai chabot, che hanno fatto il loro debutto anche nel mondo della musica, adottati da popstar come Robbie Williams: RobBot – questo il suo nome – invia ai fan contenuti, informazioni e foto in anteprima. Ne esiste pure uno di Justin Bieber.
Fin qui abbiamo parlato comunque di cantanti realmente esistiti o anche tuttora viventi, ma l’Intelligenza Artificiale è in grado di generare veri e propri musicisti artificiali, capaci di produrre interi album, con pagine dedicate su Spotify, Amazon Music e Apple Music. Per esempio, la startup MusicStar rilascia “canzoni originali nello stile del tuo artista preferito”.
A rimettere le cose a posto, però, ci ha pensato qualche tempo fa Nick Cave, commentando untesto per canzone scritto da ChatGPT imitando il suo stile. “Con tutto l’amore e il rispetto del mondo, questa canzone è una stron***a, una grottesca presa in giro di ciò che significa essere umani e, beh, non mi piace molto”, ha detto. “Le vere canzoni nascono dalla complessa lotta umana interna della creazione”. Ovvero: la musica, quella eterna, nasce dal cuore e quello l’Intelligenza Artificiale ancora non ce l’ha.