Quando la cura è peggio della malattia, si potrebbe proprio dire in questo caso. L’azienda di fast fashion cinese Shein, fondata dal misterioso imprenditore Chris Xu, è travolta dall’ennesima polemica: quella che doveva essere un’operazione per rifarsi l’immagine, ovvero l’invito rivolto ad alcune influencer a visitare le fabbriche e gli uffici, si è rivelata così un boomerang. Errori della comunicazione.
Cos’è Shein e chi è Chris Xu
Per chi non la conoscesse Shein è una piattaforma di shopping online ultra-conveniente dove trovare capi alla moda per tutte le età, sia maschili che femminili, prodotti di bellezza, articoli per la casa e per la cura degli animali. Un’azienda di moda solo online, la più grande al mondo, che da tempo sta dando filo da torcere a colossi come Zara e H&M, aggiungendo in media 2.000 nuovi articoli al giorno al suo negozio virtuale.
Shein è stata fondata nel 2008 da Chris Xu, classe 1984, originario dello Shandong, la cui figura rimane piuttosto nell’ombra pur essendo lui alla guida di un’azienda con una visibilità così elevata. Dopo aver lavorato a Nanchino per lavorare per una società di consulenza di marketing integrata, intuisce il valore commerciale della vendita di prodotti cinesi ai mercati internazionali con un ricarico. Da qui l’idea di aprire un negozio al dettaglio online per moda low cost, che poi diventa SheInside, ora conosciuta come Shein.
Le accuse rivolte a Shein
Economicamente Shein viaggia a gonfie vele, ma sono numerose le tempeste che ha dovuto affrontare nel corso del tempo, però. Le accuse principali (supportate da inchieste giornalistiche)? Dure condizioni di lavoro dei dipendenti, scarsa qualità dei vestiti messi in vendita e forte impatto ambientale della produzione. Virale è diventato il filmato TikTok (fake?) in cui un utente mostra quelli che sembrano essere messaggi di SOS nascosti presumibilmente dagli operai tra le targhette dei capi.
Mister Xu cerca strategie per ripulirsi l’immagine, come la pubblicazione del Sustainability Social and Impact Report oppure il recente invito rivolto ad alcun influencer di moda affinché visitassero fabbriche ed uffici in Cina, a Guangzhou. La speranza era che il loro reportage testimoniasse le condizioni di lavoro e i processi produttivi, sostenendo l’idea di una società etica e trasparente. E così inizialmente è stato.
“Abbiamo visitato una struttura high-tech ben illuminata, in cui i lavoratori sorridevano e rispondevano senza problemi alle domande sulle loro condizioni di lavoro”, ha detto la coppia di tiktoker composta da Destene e suo marito Brandon. “Mi aspettavo, invece, che la struttura fosse così piena di persone che si limitavano a sgobbare, ma in realtà tutti lavoravano normalmente: rilassati, seduti, non stavano nemmeno sudando”.
@itsdestene_ we’re learning so much about the company! cant wait to get deeper as we continue to explore! @SHEINUS #SHEIN101 #SHEINOnTheRoad ♬ original sound – Destene and Brandon
Questa è la stessa reazione raccontata dalla modella Dani Carbonari sul suo profilo Instagram. “Sono più fiduciosa che mai nei confronti di Shein e della mia collaborazione con questo marchio. L’azienda è consapevole di ogni singola diceria e sta combattendo non solo per mostrare la verità, ma anche per migliorare il più possibile”.
Shein invita le influencer e il web insorge
Il web, però, non ha gradito. Gli utenti credono che quella di Shein sia tutta una messinscena a fini propagandisti e accusano le influencer di essersi lasciate coinvolgere, senza aver considerato criticamente la situazione. Sommersa di critiche, Dani Carbonari ha anche deciso di rimuovere il video e chiedere scusa ai suoi follower, spiegando di aver sbagliato a non fare abbastanza ricerche sul colosso cinese: una giustificazione poco convincente, considerando che Shein è da anni nel mirino della Rete con notizie virali che è difficile non notare, soprattutto se si lavora nella moda.
Non solo: Mister Wu è anche accusato di aver volutamente selezionato solo influencer curvy oppure di colore con una fanbase non ampissima, quindi desiderose di visibilità e più facilmente “influenzabili”. “Hanno individuato donne che normalmente non vengono scelte dai brand, approfittando dei gruppi sottorappresentati”, scrive un’utente su Twitter. Insomma, se Mister Wu voleva mostrarsi pure inclusivo… ha messo a segno un perfetto autogol.
yall aren’t going to like this, but Shein chose women that they thought would be desperate enough for the perks. Notice there are no thin White women here; it’s a non-verbal messaging that this shit is beneath them, but they called in women that they don’t think are https://t.co/cb7fgDuyNW
— No Quarter Will Be Given (@chaedria) June 25, 2023