E per quanto riguarda il volo? Non serve ricordare la traversata oceanica in barca a vela di Greta Thunberg per sapere quanto sia inquinante il settore del trasporto aereo, con le 0,6 tonnellate di CO2 emesse da un singolo volo New York-Londra. Così Airbus, il colosso francese, sta lavorando a tre “concept” di aeroplani del futuro, ciascuno dei quali si baserà in un modo o nell’altro sull’idrogeno. Si tratta di una fonte d’energia pulita e piuttosto efficiente, anche più del carburante tradizionale. C’è solo un problema: la combinazione gas e velivolo soffre ancora l’ombra lunga della tragedia dell’Hindeburg, il dirigibile schiantatosi nel 1937 a causa di una fuga proprio di idrogeno. Le conseguenze dell’evento furono enormi e misero fine alla stagione del dirigibile (e dell’idrogeno stesso come fonte d’energia).
Come fare per volare in sicurezza con questo gas? Si potrebbe conservare l’idrogeno sotto forma di liquido, ma per farlo servono contenitori speciali, che ad oggi risultano essere ancora troppo pesanti. Mancherebbe poi l’infrastruttura necessaria per il rifornimento e il trasporto, un affare miliardario su cui nessuno per ora vuole investire (specie di questi tempi…).
Airbus comunque ci vuole provare, e spera di avere una piccola flotta a idrogeno entro il 2035.