“Voglio mandare in rovina il settore dell’allevamento degli animali. È semplice. Non che abbia nulla di personale contro le persone che ci lavorano ma è semplicemente l’industria più distruttiva della Terra”. A parlare è Patrick Brown, professore di biochimica a Stanford ma soprattutto fondatore e CEO di Impossible Foods, la startup nota per la sua carne finta estremamente realistica – dal punto di vista visivo ma anche del gusto. Parole dure, una vera dichiarazione di guerra che segue l’annuncio con cui l’azienda ha dichiarato di essere al lavoro su “sostitutivi” per il latte e il pesce, creando alternative plant-based, ovvero a base vegetale, per sempre più prodotti d’origine animale.
Ad oggi l’azienda, che ha ricevuto 1,3 miliardi di dollari in investimenti, produce carne “pulita” piuttosto cara e diffusa anche nei Burger King. Ma è solo l’inizio, secondo Brown, che si prepara a scalare il business, come ha scritto nel suo “impact report” di fine 2020: “A un occhio esterno Impossible Food sembra un’azienda alimentare, ma in realtà è una strategia realistica, anche se audace, di portare indietro le lancette del cambiamento climatico, bloccando il collasso globale della biodiversità”. Ergo, una varietà di prodotti che – nel futuro sognato da Brown – continuerà ad aumentare. Prima o poi arriverà anche la quantità, e solo a quel punto il vecchio allevamento potrà avere paura.