Con innegabile ritardo ma il Vecchio continente si è finalmente svegliato, ed è partito all’inseguimento di Tesla. Da un lato c’è la concorrenza delle vecchie glorie dell’automotive europea, guidate da Volkswagen, che sta rosicchiando margini di mercato all’americana. Basti pensare all’effetto ID.3, la compatta tedesca sui cui VW punta moltissimo. O al successo della Fiat 500e, che si conferma l’elettrica più venduta nel nostro Paese.
Dall’altro, però, c’è la “scena” europea di startup e aziende minori, che stanno dando filo da torcere a Musk & Co., sia nella progettazione di veicoli elettrici che nella produzione di batterie. Così, proprio mentre Tesla sta finendo la nuova gigafactory vicino a Berlino, ecco che la svedese Northvolt sta ultimando la sua prima fabbrica di batterie. L’azienda, co-fondata da due transfughi di Tesla, Peter Carlsson e il torinese Paolo Cerruti, non è sola. Anche la francese Verkor mira a intaccare il dominio californiano nel settore. E poi, come racconta Sifted, ci sono la croata Rimac, il cui bolide C_Two avrebbe un’accelerazione persino più spaventosa del Roadster, e la svizzera Piëch, fondata da un antenato di Ferdinand Porsche. Sangue reale, insomma.
Non manca l’Italia, la cui Iveco ha investito nella statunitense Nikola (nome dello scienziato Tesla: una scelta piuttosto diretta), che ha puntato su camion e tir, proprio come la svedese Einride. Insomma, dopo la Cina, che ha da poco scoperto le city-car elettriche, anche l’Europa sembra essersi risvegliata. La supremazia di Tesla sembra essere in bilico.