Alla Cop26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021 in corso a Glasgow, la stilista Stella McCartney ha lanciato una linea di moda green a base di funghi e di plastica degli oceani. Non è l’unica. Il fashion si affida sempre più ad alternative ecosostenibili, anche perché, in base alle stime del World Resources Institute (WRI), è il secondo settore manifatturiero più grande del pianeta, responsabile fino all’8% delle emissioni di carbonio.
E così via libera a materiali innovativi e a basse emissioni di carbonio. Dagli accessori in apple leather, un materiale ottenuto attraverso il riciclo degli scarti di mela, alternativa a basso impatto ambientale al pellame animale, alle scarpe realizzate con materiali innovativi come la fibra di piante di banana e la pelle d’uva vegana.
Moda green: borse fatte di funghi e di plastica
Già da 30 anni Stella McCartney non indossa pellami e pellicce e per questo la figlia dell’ex componente dei Beatles Paul McCartney e della sua prima moglie Linda (entrambi ecologisti e vegetariani) è considerata l’icona della moda green. A Glasgow, applaudita anche dal principe Carlo e da Leonardo di Caprio (tra i vip in prima linea per la difesa dell’ambiente), ha presentato la prima borsa in Mylo, materiale realizzato con il micelio, ossia i funghi, trattati in modo da sembrare pelle. Potere dell’innovazione. Già in passato aveva lanciato le prime scarpe da calcio vegane al mondo, create in collaborazione con Paul Pogba e adidas, così come una nuova fibra tessile realizzata con oggetti di plastica ritrovati nell’oceano, come reti da pesca, detriti e bottiglie.
Dagli scarti di mela alla fibra di piante di banana
Gli esempi di moda green sono tanti, anche in Italia. La stilista di alta moda Genny, in occasione dell’Earth Day 2021, ha presentato una capsule collection in pelle di mela, materiale eco-friendly a basso impatto ambientale, alternativo al pellame animale, realizzato utilizzando gli scarti di questo frutto in un’ottica di economia circolare. Non è l’unica. Abiti e accessori in futuro saranno fatte di frutta. H&M ha lanciato una collezione di scarpe completamente realizzata in tessuti vegetali, come il Bananatex, ricavato dalla fibra di banana, e il Vegea, un tessuto simile al pellame lavorato però a partire dalle bucce dell’uva.
E’ invece a base di foglie di ananas il Piñatex, fibra tessile ideata dalla stilista Carmen Hijosa, che negli anni Novanta vide quanto nelle Filippine fosse inquinante la produzione di pellami. La prima collaborazione per lei è stata per le sneaker Hugo Boss. Non poteva non nascere in Sicilia Orange Fiber, startup di trasformazione degli scarti delle arance in fibra tessile che ha collaborato alla realizzazione di una capsule collection di Salvatore Ferragamo.
Il “cestino della frutta” non è ancora completo: da Rotterdam arriva Fruitleather, pelle vegetale derivata dalla lavorazione del mango, mentre l’azienda tessile italiana Nannolose ha trasformato il cocco in tessuto.
Calze e collant che fanno bene all’ambiente
Dalle bottiglie di plastica al collant totalmente sostenibile: questa è invece la sfida che ha portato RadiciGroup e Oroblù a realizzare in Italia il primo collant con filati ottenuti dal riciclo del PET delle bottiglie. Dal bambù nascono invece le calze a compressione graduata Solidea: una produzione eco-friendly perché questa pianta richiede poca energia e poca acqua, può essere coltivata senza pesticidi, cresce velocemente e si rigenera. Anche Fulgar, azienda partner di marchi come Calzedonia, ha da tempo messo a punto un portfolio green: Evo®, filato bio-based ricavato dall’olio di ricino; Q-nova®, fibra ricavata da materie prime rigenerate; Amni soul eco, poliammide biodegradabile.