Le ultime vicende italiane legate agli Ogm in agricoltura risalgono al gennaio scorso. All’epoca, con il Conte bis in bilico, l’allora Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova propose sei disegni di legge a favore di questa tecnologia, incontrando grandi resistenze. Il cuore della vicenda riguardava la differenza tra gli Organismi geneticamente modificati e le cosiddette New breeding techniques (Nbt), che avrebbe giustificato la nuova normativa. Alla fine non se ne fece nulla, anche perché una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea li equipara di fatto.
Tutto bene quindi? Non proprio, almeno secondo chi sostiene che queste tecnologie saranno sempre più importanti in futuro, per resistere al cambiamento climatico. Un recente reportage di Wired dal cuore della California, regione caratterizzata da valli fertili coltivate a perdita d’occhio, suggerisce la stessa cosa. Ci sono agricoltori che stanno già vivendo le conseguenze del cambiamento climatico. E che senza questi prodotti potrebbero non avere un raccolto.
Periodi di semina sballati, stagioni che si allungano sballando il calendario, mentre gli eventi più estremi e imprevisti si moltiplicano. Gli Ogm, al di là dello spauracchio che sono per molti, rappresentano anche un’arma in più contro tutto questo. Piante più resistenti per semine sicure, anche in tempi di cambiamento climatico. Alcune varianti, ad esempio, sono già in grado di resistere utilizzando meno acqua, rendendole perfette per le zone colpite da siccità. Di segno opposto invece quanto è stato fatto in Bangladesh, dove nel 2006 fu creato un tipo di riso capace di resistere alle innondazioni. Il motivo? Le alluvioni che colpivano di frequente la regione, che ora però è in grado di produrre cibo, nonostante tutto.
In Europa, e soprattutto in Italia, rimane un forte scetticismo nei confronti degli Ogm. L’impatto dell’uomo sull’ambiente, però, sta rendendo queste posizioni sempre più rischiose. Dovremmo imparare a sfamare un mondo dal clima impazzito: e le piante tradizionali potrebbero non essere più sufficienti per farlo.
(Foto: Envato)