Tutti cerchiamo il segreto della longevità, ma tra le dieta, o meglio i regimi alimentari per mantenerci in forma, ce n’è uno che promette di faci volare alto, oltre che vivere a lungo. L’idea, infatti, è quella di copiare gli astronauti: il processo di invecchiamento accelerato che si subisce in orbita, infatti, non è nella sua essenza differente da ciò che accade a tutti noi sulla Terra, anche se qui avviene in tempi più lunghi.
A sostenere questa tesi nel libro “Missione longevità” (Sperling & Kupfer) è Filippo Ongaro, primo italiano a essersi certificato in medicina anti-aging e medicina funzionale negli Stati Uniti, che per anni è stato il medico d’equipaggio degli astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Qui, insieme ad altri ricercatori e medici, ha definito nuovi protocolli di alimentazione ed allenamento psicofisico per mantenere al massimo la prestazione degli astronauti e rallentare l’invecchiamento accelerato a cui, appunto, sono esposti nei viaggi spaziali.
Da questi studi nascono oggi strategie, tecniche e strumenti per raggiungere una sana longevità applicabili anche alle persone “sulla Terra”. Si traducono in 8 percorsi pratici che agiscono su protezione cellulare, dimagrimento, mantenimento della massa muscolare, potenziamento fisico e mentale, memoria e resilienza, con risposte concrete e utilizzate da migliaia di persone, che preservano la salute e protraggono nel tempo la qualità della vita.
La dieta degli astronauti
Si stima che, senza un programma di esercizi, nutrizione e integrazione alimentare, un astronauta che sta nello spazio per sei mesi subisca un invecchiamento pari a dieci anni a terra, in particolare a livello di massa muscolare e ossea. Vivere in microgravità, infatti, è il non plus ultra della sedentarietà: i muscoli non servono più a nulla, non si deve reggere il peso del corpo con le ossa e muoversi non richiede alcuno sforzo. Il corpo, quindi, si adatta a una condizione in cui tessuti che normalmente consumano una grande quantità di energia non servono e, attraverso una serie di cambiamenti metabolici e ormonali, ne decide il sacrificio in un processo che viene detto catabolismo. Un po’ come quando si invecchia…
Astronauti nello spazio ed esseri umani sulla Terra, quindi, si assomigliano più di quanto si possa pensare. “Anche perché i cosmonauti necessitano di un livello ottimale di salute e forma fisica, ma allo stesso tempo non sono degli atleti professionisti, non hanno vent’anni e, soprattutto, non hanno a disposizione tutto il tempo che ha uno sportivo per allenarsi e curare il proprio corpo”, scrive Ongaro. “Il loro lavoro è tecnico e scientifico, ed è molto impegnativo, quindi il tempo che rimane per mantenersi in forma è poco. Come per tutti noi”.
Il “buddhismo spaziale”
Il libro è anche un appassionante racconto della vita al fianco dei cosmonauti, ricca di aneddoti di avventure, dalle attività del Gagarin Cosmonaut Training Center al “buddhismo spaziale”, ovvero “un insieme di nozioni antiche, mischiato a una forte dose di praticità e concretezza, tipica del mondo militare e di quello spaziale”.
La chiave per “gestire al meglio una missione (ma forse anche la propria vita) è proprio quella di non farsi sopraffare da sfide e ostacoli. Anche il problema più grande può essere spezzettato, ridotto al minimo e affrontato. Anche davanti alle situazioni più dolorose il primo passo è accettare, non rifiutare, perché la vita sceglie comunque per noi, che ci piaccia o meno. Ma è possibile, con il giusto addestramento, arrivare a gestire tutto, persino la perdita, la sconfitta, la morte”.