Manca poco più di un anno alle elezioni americane e la campagna elettorale è già entrata nel vivo su entrambi i fronti. Simbolo ne è la foto segnaletica di Trump, che ha fatto il giro del mondo: sguardo truce, sopracciglia corrugate… Più che uno scatto all’ingresso del carcere sembra una dichiarazione di guerra da parte dell’ex presidente, che ha già lanciato la volata per riprendersi la Casa Bianca. Dalla parte opposta, anche i democratici scaldano i motori a colpi di comunicazione. Qui il protagonista è Robert F. Kennedy Jr., nipote del presidente John F. Kennedy, che si è candidato per la nomination del partito. Avvocato ambientalista e convinto no vax, anche grazie al suo cognome è riuscito a raggiungere al momento il 15% dei consensi, secondo i sondaggi, che danno comunque Biden ancora ben saldo al 62%.
Primarie Usa, Robert F. Kennedy Jr. sfida Biden a suon di muscoli
RFK è però determinato a sfidare l’attuale presidente, puntando sulle debolezze di Sleepy Joe, nickname coniato dai detrattori, in primis il fattore età. Ecco allora che su TikTok (@teamkennedy2024; 350mila follower; 3,3 milioni di ‘Mi piace’) è in bella mostra un video dal sapore un po’ machista, in cui il candidato dem si esibisce a torso nudo in una serie di flessioni: “Sì, posso farne più di 10”, assicura. Nemmeno lui è giovanissimo, classe 1954, ma sicuramente quanto a pettorali e bicipiti può farsi bello rispetto all’attuale inquilino della Casa Bianca. “Mi metto in forma per i miei dibattiti con il presidente Biden!”, dice esplicitamente mentre dichiara che, se eletto, ripristinerà l’America come esempio globale di salute e benessere. Poi incita i concittadini a fare il calisthenics (allenamento a corpo libero, ndr) mattutino tutti i giorni. “Mettetevi in forma per una presidenza Kennedy!”. Il terzogenito di Robert Kennedy, accusato di essere anche complottista, antisemita e filo-cinese, sfrutta tutte le potenzialità di TikTok: dai video selfie in diretta dalla spiaggia insieme alla moglie attrice Cheryl, alla richiesta ai follower di condividere filmati simpatici sui social in cui mostrare il proprio supporto alla sua campagna elettorale, accompagnandoli con l’hashtag #Kennedy24.
@teamkennedy2024 Getting in shape for my debates with President Biden! As President, I will restore America as the global example of health & well-being. Not through pills or syringes, but through character and self-discipline. And I will continue to walk the walk and lead by example. Americans gained an average of 29 pounds during the Covid lockdowns. I will help turn this around by encouraging our citizens to exercise, eat well, and fortify their immune systems by removing harmful chemicals from our food. Conversely, we must never allow ourselves to succumb to fear. Fear disables both the immune system and the capacity for critical thought which is key to the survival of democracy. We will restore our health as we reunite our communities and rebuild our nation. So start doing your morning calisthenics everybody. Get yourself in shape for a Kennedy Presidency! p.s. And yes, I can do more than 10 pushups. That was my last set. #Kennedy24 ♬ original sound – Robert F. Kennedy Jr
Robert F. Kennedy Jr. tra TikTok, podcast e Twitter Spaces
“Sento che il mio paese mi sta venendo strappato via. Voglio in molti modi ripristinare l’America della mia giovinezza, l’America in cui sono cresciuto”, ha dichiarato a Time, che sottolinea come Robert Jr. Kennedy sembri essere contemporaneamente imprigionato nel passato e inquietantemente online, con una visione del mondo attuale piuttosto oscura e sospettosa e la nostalgia di un’epoca in cui le acque del paese non erano inquinate, le aziende farmaceutiche non avvelenavano i bambini, le armi biologiche non minacciavano di distruggere l’umanità e la gente aveva fiducia nel governo. Non rimpiange però un’era senza social, evidentemente, perché finora ha trascorso più tempo a parlare in podcast e trasmissioni in diretta che a incontrare gli elettori. Invece di fare una visita ai caffè del New Hampshire, per esempio, ha tenuto un discorso a una conferenza Bitcoin a Miami, è apparso su Twitter Spaces con Elon Musk ed è stato intervistato nel popolare podcast di Joe Rogan.
@teamkennedy2024Nothing better than a beautiful day at the beach with my beautiful wife, Cheryl. So much fun.♬ original sound – Robert F. Kennedy Jr
Obama inaugura la partecipazione attiva via Facebook
Con RFK Jr. la comunicazione politica americana si è ulteriormente evoluta, dopo la rivoluzione 2.0 avviata da Barack Obama e portata avanti dai suoi successori. L’ascesa al potere del 44° presidente Usa nel 2008 è stata accompagnata dalla crescente popolarità delle piattaforme, tanto che la sua campagna elettorale prima e la sua presidenza dopo hanno rappresentato una pietra miliare nella politica moderna mondiale.
Con spirito pionieristico il team di Obama ha sfruttato con successo Facebook per raggiungere un vasto pubblico e spingerlo a una partecipazione attiva, incoraggiando i sostenitori a condividere storie personali e ad organizzare eventi locali. Le sue abilità retoriche si sono tradotte in cinguettii incisivi su Twitter, oggi X, e discorsi su YouTube che hanno catturato l’attenzione di milioni di persone, creando un forte legame emotivo con il pubblico. Non a caso il terzo tweet più famoso della storia è suo: “Nessuno nasce odiando un’altra persona a causa del colore della sua pelle o del suo background o della sua religione…”, scrisse nel 2017 guadagnando 4 milioni di like e 1,4 milioni di retweet. Innovativi furono anche il sito web “We the People”, che consentiva ai cittadini di presentare petizioni online, e le sessioni di “Town Hall” su Twitter, in cui veniva data risposta alle domande degli utenti, ideati entrambi nell’ottica della trasparenza.
Con Trump politica controversa a colpi di tweet
Se già Obama è stato criticato per aver lasciato che la politica venisse eccessivamente influenzata dai social media, con l’accento sulla retorica a scapito del sostegno a politiche concrete, la presidenza di Donald J. Trump è stata caratterizzata da un rapporto altamente controverso con le piattaforme digitali, sfruttate appieno dal 45º presidente degli Stati Uniti per plasmare il discorso pubblico e comunicare direttamente con i suoi sostenitori. Twitter, piattaforma preferita di The Donald, è stato il megafono presidenziale per eccellenza, utilizzato per annunciare politiche, condividere opinioni personali e attaccare gli oppositori, creando una notevole agitazione mediatica in tutto il mondo. I messaggi più eclatanti? Solo per citarne alcuni: certificato di nascita di Obama “falso”, vaccini che causano l’autismo, riscaldamento globale “creato da e per i cinesi per far sì che l’economia degli Usa non sia più competitiva”.
Questa comunicazione non filtrata ed incendiaria, che ha mandato in pensione i comunicati stampa ufficiali, è culminata nell’assalto al Campidoglio di Washington nel gennaio 2021, quando diverse piattaforme, tra cui Twitter e Facebook, hanno sospeso o bandito l’account trumpiano, preoccupate per l’incitazione alla violenza e la diffusione di disinformazione. Da qualche mese il tycoon è stato riabilitato (“I’m back”), anche se nel frattempo si è creato la sua piattaforma, Truth Social, dove ha poco più di 4,8 milioni di follower… Vuoi mettere con i 34 milioni di FB?!
https://t.co/MlIKklPSJT pic.twitter.com/Mcbf2xozsY
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) August 25, 2023
I post moderati e istituzionali di Biden
Dopo l’animosità trumpiana, è arrivato l’approccio ai social più moderato e meno impulsivo targato Biden: i suoi tweet e post sono generalmente ponderati, scevri da polemiche o dichiarazioni sorprendenti. Fin dalla sua campagna elettorale e durante il suo mandato, l’attuale inquilino della Casa Bianca ha cercato di promuovere un tono di unità e conciliazione attraverso i suoi canali social. Ha spesso sottolineato la necessità di lavorare insieme per affrontare le sfide comuni, diffondendo messaggi di speranza e ottimismo, dalla gestione dell’emergenza Covid-19 alla ripresa economica, passando per la lotta al cambiamento climatico, ed ha sfruttato la visibilità digitale per per portare avanti anche la diplomazia internazionale. Uno stile comunicativo in linea con la sua leadership più tradizionale, con un’attenzione costante alla responsabilità. Noioso?! Forse sì. Certo, se venisse sostituto da Robert Jr. Kennedy, ne vedremmo di nuovo delle belle.