La scorsa settimana l’attrice Scarlett Johansson ha denunciato Disney per la messa in streaming del suo film Black Widow su Disney+. Secondo la star, infatti, il contratto da lei firmato prevedeva una release nei cinema di tutto il mondo. Quella che è iniziata come una “bega” tra un grande nome del show biz e gli studios rischia di trasformare per sempre il settore dello streaming.
La causa Johansson-Disney, dall’inizio
Secondo Johansson, infatti, il contratto da lei firmato prevedeva l’uscita di Black Widow nelle sale di tutto il mondo. L’accordo, secondo la sua parte, “non includeva lo streaming”. E invece, nonostante i vaccini e le parziali riaperture delle sale cinematografiche, il film è finito su Disney+, ovvero online.
Alla base dello scontro non c’è solo il prestigio percepito di un’uscita cinematografica vecchio stile. Anzi, il focus della causa sta tutto su un dettaglio che rischia di rovescia lo status quo del cinema odierno: i numeri.
I blockbuster al tempo dello streaming
Che cos’è una “hit” di questi tempi? Un tempo, prima di Netflix & co, era semplice definirla: si contavano i biglietti venduti. Al massimo i DVD. Numeri registrabili e analizzabili. Facile, appunto.
Oggi le cose sono decisamente diverse – e non solo a causa della pandemia. I film che escono direttamente su Netflix, Disney+, PrimeVideo ecc., esistono infatti in una sorta di black box, un ecosistema poco trasparente. Difficile registrare direttamente il successo di un titolo di questo tipo, vista la recitenza delle aziende a condividere dati (spesso vaghi).
Le percentuali sul successo di un film
E questo è un problema, anche per il rapporto tra i lavoratori e gli studios. Molti contratti di questo tipo, specie quelli firmati da grandi nomi come quello di Scarlett Johansson, includono dei bonus calcolati sul successo futuro della pellicola. Il quale è calcolato a sua volta sul conteggio dei biglietti, come detto.
Ma se tutto questo sparisce all’improvviso, divorato dalle piattaforme, cosa rimane di questi bonus? Nulla – ed è per questo che la star della Marvel ha querelato il gigante Disney.
I “bonus” nel mondo dello streaming
È stata una trasformazione veloce ma profondissima, che lasciato gli attori (e non solo) senza un’importante entrata economica. Queste piattaforme, infatti, pagano una fee unica, un compenso che non prevede aggiunte di nessun tipo. Al massimo, si può negoziare un bonus trimestrale, ma dipende dai casi e dalla notorierà della figura professionale.
Pur essendo una delle maggiori star del nostro tempo, insomma, Johansson ha portato alla luce un problema che sta a cuore alla “base” dei lavoratori di questo mondo. Tecnici, autori, sceneggiatori, musicisti e altre figure meno note, che su questi bonus basavano parte della loro carriera. Ma che succede quando i biglietti del cinema scompaiono?
Il futuro dello streaming inizia ora
Secondo alcuni ben informati, da questa causa rischia di uscire il nuovo standard di pagamento per l’era che viviamo. Regole nuove, basate su dati ufficiali da rendere pubblici, in modo da poter calcolare gli eventuali bonus.
Il problema? Manca una definizione comune di “successo”. Ogni studio ha la sua, fondata sui propri numeri e i propri abbonati paganti. Ma la cuccagna potrebbe durare ancora poco: dipende anche dall’esito di questo scontro legale, l’ultima avventura di Black Widow.