Benvenuti su Marte… No, non è ancora il momento di partire in realtà, ma ci stiamo avvicinando sempre più rapidamente. Da giugno quattro persone si trasferiranno a vivere presso il Johnson Space Center della NASA a Houston, in Texas. Qui è stato costruito per loro un habitat che simulerà le sfide di una missione sul Pianeta Rosso. Ci vivranno per un anno intero, contribuendo così a fornire dati su una varietà di fattori, dalla salute alle condizioni psicologiche, utili per organizzare con più precisione il progetto della vita su Marte. Per esempio, si stima che, stando nello spazio per sei mesi, si subisca un invecchiamento pari a dieci anni a terra (da qui la dieta degli astronauti).
Dodici mesi di vita (quasi) su Marte
Quella in partenza tra pochi mesi è la prima di tre missioni CHAPEA (Crew Health and Performance Analog) che la Nasa sta organizzando per i prossimi due anni, prevedendo di poter sbarcare realmente sul pianeta nel decennio tra il 2030 e il 2040. La prima missione potrebbe essere costituita da un viaggio di andata di 9 mesi e da una permanenza di due anni e mezzo, seguita dal lungo tragitto di ritorno.
Nell’attesa, entro il 2025 tre diversi equipaggi, composti da 4 persone ciascuno, vivranno questa esperienza immersiva e totalizzante, sempre per 12 mesi di seguito. In nessun caso si tratta di astronauti: saranno tutte persone comuni, che hanno partecipato a un bando di selezione.
Come sarà la vita su Marte
Quindi, come sarà la loro nuova vita? Innanzitutto si troveranno a vivere in questo edificio dalla superficie di 160 metri quadrati stampato in 3D: sul pianeta rosso non sarà semplice trasportare materiali e macchinari, quindi meglio organizzarsi per stampare tutto direttamente in loco. L’habitat includerà alloggi privati, due bagni, una cucina e varie aree dedicate a diversi scopi: dall’infermeria allo spazio per lo svago e il relax, dalla sala fitness all’ufficio. Ci saranno anche alcuni pannelli solari, una fattoria verticale dove far crescere l’insalata e una “sandbox”, ovvero un’area riempita di sabbia rossa per evocare il paesaggio marziano, dove verranno simulate le passeggiate spaziali o “Marswalk”.
Tra le principali attività dell’equipaggio, ci saranno il lavoro al computer e le attività di ricerca, la comunicazione con la Terra, le coltivazioni, la preparazione dei pasti e le attività di manutenzione. La simulazione dovrà essere la più realistica possibile, quindi saranno inclusi anche fattori di stress ambientale, come limitazione delle risorse, isolamento, guasti alle apparecchiature e carichi di lavoro significativi.
Come ha spiegato Grace Douglas, manager del programma CHAPEA, misurando le prestazioni e le capacità cognitive degli equipaggi, la Nasa potrà capire meglio quali dotazioni fornire ai coraggiosi che in futuro intraprenderanno davvero questo viaggio. Un aspetto cruciale, considerati i limiti molto restrittivi sulla quantità di peso che potrà essere inviata in queste missioni. “Per quanto riguarda le risorse – ha dichiarato al Guardian – avremo molte più limitazioni rispetto a quelle che abbiamo sulla Stazione Spaziale Internazionale e saremo molto più lontani dalla Terra e da qualsiasi possibile aiuto”.