Le macchine che si guidano da sole sono realtà. Più o meno. Da Google a Tesla, molte aziende stanno investendo nel settore ormai da anni. E se l’azienda di Elon Musk ha recentemente confessato che la piena autonomia è distante e difficile, ecco che Google sembra aver trovato un’altra strada.
L’importanza dei test
Prima di vedere quale, urge una piccola precisazione. Ad oggi esistono già macchine in grado di “guidarsi” in contesti controllati. Il problema è però il traffico, gli imprevisti e le mille variabili umane delle nostre strade. Per guidare nella realtà occorre allenare questi sofisticati sistemi, preparandoli ad ogni evenienza. Del resto, alla base di questi sistemi ci sono intelligenze artificiali che hanno bisogno di dati, esempi, esercizi. Di test, insomma.
La via scelta da Tesla è semplice quanto cinica. Dotare alcune auto di una costosa opzione, la guida assistita, e lasciare che i loro clienti facciano da tester, anche alle spese altrui, come dimostrano gli incidenti che si sono verificati a causa di questa tecnologia. Google, invece, sta cercando di affinare le auto di Waymo, la sua divisione che si occupa di auto, in un contesto digitale. Lo chiamano “Simulation City”.
Macchine di Google: arriva la città digitale dove imparare a guidare
Un ambiente digitale dove Waymo amplifica il numero di miglia percorse mettendo alla prova il Driver della macchina. Ovvero, in questo caso, la macchina stessa. La quale viene sottoposta a eventi straordinari e può adottare nuovi modelli e tecniche per comportarsi nel modo più sicuro. E se la macchina non riesce a scamparla, poco male: l’incidente è solo virtuale. Anzi, può tornare utile per capire cos’è andato storto.
Sia chiaro: Simulation City non è l’unico campo d’azione di Waymo. L’azienda sta testando le sue auto anche nei dintorni di Phoenix, in Arizona, e in California, a San Francisco e Mountain View. Da questi test reali vengono informazioni utili anche alla simulazione, che può quindi assumere caratteristiche reali e proporre casi più concreti.
Per le macchine di Google prima il virtuale, poi il reale
Simulation City nasce anche dalle difficoltà del testing cittadino. Oltre alle questioni tecnologiche, anche l’aspetto legale e burocratico rallenta l’espansione del programma. E intanto la concorrenza corre. L’esperimento digitale serve anche a “farsi un’idea dei diversi incidenti ed eventi cittadini” che mancavano alle macchine Google.
Invece di aspettare per una possibile tragedia, quindi, Waymo preferisce prepararsi dove qualsiasi errore, danno e incidente ha un peso relativo. Solo digitale. Nell’attesa di arrivare nelle nostre città.
(Foto: Waymo/Google)