Un evento storico, per quanto virtuale. Quaranta leader da tutto il mondo chiamati a parlare di clima ed emissioni, su invito del presidente statunitense Joe Biden. È stato un summit di portata storica per il tipo di promesse fatte ma anche per gli inevitabili errori comunicativi tipici delle videoconferenze. Ma andiamo per gradi.
Il summit si è tenuto lo scorso 22 aprile, in occasione della Giornata Internazionale della Terra, l’occasione perfetta per Biden di annunciare che gli Usa taglieranno le loro emissioni di CO2 del 50-52% entro il 2030. In pratica, il presidente ha raddoppiato la promessa fatta da Barack Obama. E lo ha fatto proponendo questo “taglio” come l’occasione di una ripresa economica, in termini soprattutto di nuovi posti di lavoro.
Nel corso del “Leaders Summit on Climate” anche l’Ue ha detto la sua, con Ursula von der Leyen che ha confermato l’impegno a ridurre le proprie emissioni del 55% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990). Lo stesso ha fatto il Regno Unito, alzando l’asticella al 68%, con Boris Johnson che ha festeggiato con particolare calore la “svolta” bideniana. In generale, i leader occidentali sono sembrati sollevati di vedere l’America tornare sui suoi passi dopo i quattro anni di Donald Trump, che aveva tra l’altro ritirato il paese dall’Accordo di Parigi sul clima.
Le città al top del mondo
Non c’erano solo presidenti e governatori. La sindaca di Parigi Anne Hidalgo, alleata e amica di Beppe Sala, ha ricordato come questa “rivoluzione” abbia “il suo epicentro nelle città”, citando quindi il movimento cittadino e ambientalista C40 Cities. Grande soddisfazione a Milano, dove Caterina Sarfatti, responsabile di C40 ha raccontato anche come il discorso della Sindaca di New Orleans “sui legami tra clima e diseguaglianze” avesse “un pochino del loro zampino”. L’internazionale delle città ambientaliste resiste, insomma, e al di là delle citazioni reciproche è arrivata in questo caso al vertice della politica mondiale.
I problemi di Biden
Dopo le belle parole, però, devono arrivare anche le azioni. E la verità è che la svolta ambientalista di Biden incontra non poche resistenze in patria, non solo tra l’opposizione Repubblicana. Anche una sparuta pattuglia di democratici giura di non voler cedere alla “deriva” green, mentre il presidente deve anche fare i conti con sondaggi di gradimento piuttosto positivi, anche se tiepidi proprio su questi argomenti. Starà a Biden riuscire a imporre la propria agenda, puntando sull’effetto benefico di queste istanze su economia e posti di lavoro.
Infine, come avevamo accennato, non sono mancati i momenti più bizzarri, tipici di ogni videoconferenza che si rispetti. A un certo punto, infatti, il discorso del presidente francese Emmanuel Macron è stato interrotto da quello di un altro invitato, che a quanto pare non aveva capito bene a che punto parlare. Era Vladimir Putin.
Un incidente che, per una volta, non ha avuto conseguenze geopolitiche.
(Foto: la schermata del summit digitale)