La notizia dell’omicidio di Rosa Gigante, la mamma del salumiere star di TikTok Donato De Caprio, è deflagrata sul web, mandando in poche ore in frantumi quel precario equilibro tra realtà e virtualità, in cui spesso ci culliamo, e ci ha ricordato ancora una volta quanto violento, o anche solidale, possa essere la Rete. Ma andiamo con ordine.
Rosa Gigante uccisa: il caso
Rosa Gigante è una donna di 72 anni, aggredita e uccisa a casa sua in un complesso di ex case popolari a Napoli, nel quartiere Pianura, al termine di una presunta lite per la quale è stata fermata la vicina di casa, Stefania Russolillo, che ha confessato e che – si è saputo – era in cura presso un centro di igiene mentale. Un litigio nato per futili motivi, legato ad alcune bollette, anche se l’avvocato della famiglia di Rosa Gigante potrebbe essersi trattato di un furto. E qui arriva il primo intreccio tra virtuale e reale: “Non escludiamo – ha spiegato Hilarry Seddu, avvocato della famiglia- che la donna sia salita a casa della vittima per un furto, pensando che la povera Rosa custodisse i frutti del successo del figlio”.
Donato De Caprio, salumiere star di TikTok
Il figlio è Donato De Caprio, il salumiere star di TikTok, diventato famoso grazie al suo tormentone “Con mollica o senza?” e grazie ai social, che gli hanno fatto da amplificatore, portandolo ad avere oltre 3 milioni di follower. True-News ne ha raccontato la storia in passato: dopo aver lavorato nella salumeria napoletana “Ai monti Lattari” si è licenziato, a causa della divergenza di visioni con i proprietari a proposito del suo successo social. Poco tempo dopo la sua strada ha incrociato su TikTok quella di Steven Basalari, imprenditore bresciano, proprietario della famosa discoteca Number One, che lo ha aiutato ad aprire un locale tutto suo, “Con mollica o senza?”. Una storia di successo e, ancora una volta, di osmosi tra realtà e virtualità. Ciò che nasce nella realtà spesso cresce sui social, o viceversa. E ciò che si vede sui social non è l’intera realtà di una persona, che ha alle spalle una vita privata che non va necessariamente condivisa.
«Voglio giustizia e tutta la verità», sono le poche parole dette da Donato De Caprio, tornando al bancone della sua salumeria. Quando la notizia dell’omicidio della madre ha cominciato a circolare sul web, molti sono andati sul suo profilo TikTok per vedere se avesse dichiarato qualcosa. Quasi fosse una fiction, proprio perché a volte è difficile uscire dai social e tornare alla vita reale, dove è richiesto il silenzio di fronte alla tragedie. Invece il web ha fretta di sapere ed emettere sentenze, spesso sommarie. Vittime e colpevoli. Solidarietà e violenza. Dai fan di Donato De Giglio è nata un’ondata di affetto e vicinanza che ha invaso rapidamente TikTok, tanto velocemente quanto una valanga di insulti si è riversata contro il profilo della presunta assassina. E ancora una volta si è scatenata una grave violenza verbale, che non può essere considerata solo virtuale, perché contribuisce ad alimentare reali sentimenti di odio e di intolleranza.
Tra TikTok e cronaca nera
Gli intrecci tra virtualità e realtà, quando si parla di social network, sono tanti e pericolosi, basta leggere le notizie delle ultime settimane. Il caso dell’orsa Jj4, che ha ucciso un runner nel bosco, ha spaccato il web in due fazioni contrapposte ed estremamente aggressive l’una con l’altra. Benadryl Challenge è invece la sfida di TikTok, che ha portato alla morte di un 13enne americano per un’overdose di farmaci: i ragazzi assumono 12-14 pasticche di un antistaminico da banco per avere allucinazioni. Sempre in questi giorni Giada Canino, una ragazza down di Calolziocorte (Lecco) che compirà 18 anni a ottobre, è stata presa di mira dai cyberbulli per i suoi video condivisi per divertirsi, e non per apparire. A Savona un 16enne ha spostato i mobili in casa per girare un video su TikTok, la madre lo ha rimproverato e lui l’ha accoltella.
Il folle trend della “cicatrice francese”
E ancora, poche settimane fa spopolava il trend della cicatrice francese: ci si stringe la pelle delle guance finché non appaiono ematomi e macchie rosse in corrispondenza degli zigomi, fingendo così di aver partecipato a uno scontro fisico. “Quel che si ottiene è una temporanea deturpazione del viso – ha avvertito la polizia postale italiana, ben riassumendo quanto sia pericolo l’intreccio reale-virtuale – i cui esiti, però, possono durare diverse settimane, producendo talvolta danni alla cute, anche gravi”.