Quella che si è conclusa è stata, tra le altre cose, la settimana del Ministero della Transizione Ecologica, diventato il cuore della contrattazione tra M5S e il neo-premier Mario Draghi. Se ne è parlato molto e ha fatto persino capolino nell’ormai mitico quesito a cui gli iscritti del Movimento hanno dovuto rispondere sulla piattaforma Rousseau: “Sei d’accordo che il MoVimento sostenga un governo tecnico-politico: che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal MoVimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?”.
Al di là delle questioni sintattiche, per cui servirebbe un Ministero apposito, la Transizione Ecologica è alla fine diventata realtà con la nomina a ministro di Roberto Cingolani, già responsabile dell’innovazione tecnologica di Leonardo Spa e direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova dal 2005 al 2019. Ora che ci siamo, vale dunque la pena di chiederselo: che cos’è questo nuovo Ministero? E quale sarà il suo compito?
Le origini
Il nuovo Ministero nasce da una costola del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, precisamente il Dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti verdi (DiTEI), presieduto da Mariano Grillo (nessuna parentela con il leader maximo grillino). Qualcuno potrà chiedersi il perché di questa mossa: perché trasformare un Dipartimento nell’ennesimo ministero? Il motivo è piuttosto chiaro e ha a che fare – come quasi tutto in questo periodo – con il Recovery Fund, i 209 miliardi di euro che l’Europa ha stanziato per il rilancio del nostro Paese, che dovrà passare per un nuovo asset energetico, ambientale e industriale di cui il nuovo Ministero dovrà (dovrebbe?) occuparsi.
Il caso francese
Ma di transizione ecologica si era parlato anche con il governo precedente, il Conte bis, che aveva approvato un Piano nazionale di ripresa e resilienza per accedere al suddetto Fund, seguendo le linee del New Green Deal dell’Unione Europea. È proprio in questo documento, tra le sei missioni teorizzate dall’ex governo, che troviamo la “rivoluzione verde e la transizione ecologica” – tema che passerà subito nelle mani del neo-ministro Cingolani.
Per capirci qualcosa di più, infine, può essere utile guardare all’estero, ai paesi che hanno già adottato questo Ministero e che hanno ispirato la proposta di Beppe Grillo. Come la Francia, ad esempio, dove dal luglio 2020 Barbara Pompili è a capo del Ministère de la Transition écologique. Anche in questo caso, la sua origine va fatta risalire ministero dell’Ambiente (o “della Qualità della Vita”) e solo recentemente, nel più ampio contesto del New Green Deal, è diventato un organismo a sé stante. Tra le sue competenze, la politica energetica, i trasporti e la protezione dell’ambiente.