Da Venezia alle Cinque Terre, dalla Costiera Amalfitana al Salento, l’overtourism è uno dei problemi del turismo italiano: si stima che il 70% dei visitatori si concentri sull’1% del territorio (dati Banca d’Italia- Istat elaborati da The Data Appeal Company). Solo cinque nazionalità, tra l’altro, rappresentano il 55% dei soggiorni stranieri: Stati Uniti (15%), Germania (12%), Francia (11%), Regno Unito (10%) e Canada (7%). Tra le città catalizzatrici di questi ritrovi di massa, Roma, Venezia, Firenze, Milano e Napoli.
Trovare una soluzione all’overtourism
Come fare per invertire questo trend? Bisogna cercare mete turistiche “inaspettate”, come propone Unexpected Italy, startup traveltech che punta a “redistribuire il turismo su tutto il tessuto nazionale”: ad annunciarlo, la founder Elisabetta Faggiana, reduce del Fribourg Entrepreneurship Forum, che si è tenuto lo scorso giugno presso il Palazzo delle Nazioni dell’ONU. “Ci sono benefici economici, ambientali e sociali che si possono trarre dalla valorizzazione dei territori, dove si possono fare esperienze autentiche in ambito enogastronomico, ricettivo, artigianale e produttivo”.
Attenzione, però, qui non si parla della “classica visita guidata”, prosegue il co-founder Savio Losito. “Noi proponiamo l’esperienza umana di vivere un territorio e le sue persone, di vedere artigiani al lavoro, di assaporare i prodotti del posto, il viversi una sagra o un mercato locale. In poche parole immergersi appieno nelle comunità locali e sentirsene parte”.
Come nasce la startup travel-tech Unexpected Italy
Da dove è nata questa idea? Elisabetta Faggiana, classe 1982, originaria di Arzignano, nel Vicentino, ma con mamma inglese, a Londra ha incontrato Savio Losito, classe 1987, originario di Barletta, un mappatore seriale, oggi suo marito e co-fondatore di Unexpected Italy. Con lui è nato prima il progetto “Unexpected London”, incentrato su esperienze urbane per piccoli gruppi alla scoperta della capitale britannica più autentica, poi a Bari la coppia ha fondato “Unexpected Italy”, startup tech-travel che si impegna a sviluppare un ecosistema di viaggio, che parte dalla promozione del territorio e dalla ricerca di realtà indipendenti e autentiche.
Elisabetta e Savio adesso sono dei nomadi digitali: trascorrono tre o quattro mesi in ogni regione italiana, facendo scouting del territorio tra boutique hotel e produttori locali, tra agricoltori e artigiani, ma anche attrattori culturali e ristoranti. Dopo il Veneto ed il Lazio, le prossime mete saranno l’Emilia Romagna e la Puglia. “L’obiettivo è valutare nei prossimi 24 mesi circa duemila strutture in Italia, scegliendo solo quelle che rappresentano l’animo più autentico del nostro paese, ma il progetto ci imporrà loro il nomadismo digitale per almeno cinque anni, finché non avremo mappato tutta l’Italia”.
Come funziona Unexpected Italy
Elisabetta e Savio si definiscono “paladini della disintermediazione”, perché le strutture, una volta selezionate da loro, devono solo pagare un fisso per essere presenti sul portale della startup e poi possono incassare il 100% della prenotazione. Ma devono continuare a garantire sempre elevati standard di autenticità, territorialità, sostenibilità e attenzione al cliente.
A breve sarà presentata l’app di Unexpected Italy, una sorta di “Lonely Planet” 3.0 geolocalizzata e altamente targetizzata, grazie alla quale il viaggiatore, in base alle proprie passioni e interessi, avrà accesso ad itinerari digitali personalizzati, che lo metteranno in contatto diretto con posti al di fuori dei classici canali turistici.
Tre mete “inaspettate”
Infine, qualche esempio di meta inaspettata?
Pecore Attive
Altamura, Puglia
Filippo Clemente è un artigiano che sta silenziosamente riscrivendo le regole dell’arte tessile, ridando vita e prestigio a quello che per i più è considerato un rifiuto, ovvero la lana autoctona pugliese. Il suo progetto nasce dal desiderio di proteggere le razze ovine locali e i metodi tradizionali di lavorazione come patrimonio culturale da preservare. In particolare, il Gentile di Puglia è una razza in via di estinzione dalla lana incredibilmente pregiata, che per molti anni questa lana è stata relegata a essere imbottitura di materassi e cuscini o prodotto di scarto con elevati costi di smaltimento per gli allevatori. Con l’iniziativa “Pecore Attive” Filippo Clemente trasforma questi rifiuti in bellissimi oggetti di design, dall’abbigliamento all’arredamento. Grazie a lui gli allevatori non solo possono risparmiare sui costi di smaltimento ma anche guadagnare dalla vendita della lana.
Menti – Masters of Antique Wine
Gambellara, Veneto
Incastonata tra Vicenza e Verona, Gambellara è un’oasi vinicola nascosta, avvolta da vigneti dove l’uva Garganega dà vita a vini unici come il Recioto e il Durello. Tra queste pittoresche colline spicca un produttore, Stefano Menti, con un approccio biodinamico tanto unico quanto affascinante. Un luogo dove le persone e la natura convivono, da una squadra affiatata di cinque pecore che si occupano del diserbo dei vigneti alle preziose api che aiutano l’impollinazione senza produrre miele. Gli inizi non sono stati facili: dieci anni fa i vini biodinamici rappresentavano solo il 2% della produzione mondiale; ora sono al 7-8%, in costante crescita. “La mia resilienza ha dato i suoi frutti dopo 4-5 anni, e quando Marco, il mio braccio destro, si è unito, portando la sua esperienza biodinamica, abbiamo iniziato a crescere costantemente fino a quello che siamo oggi, esportando in tutto il mondo, dall’Europa all’Asia all’America”.
Ferdinando Codognotto
Roma, Lazio
Il “maestro del legno”, Ferdinando Codognotto, è uno scultore veneziano che ha trascorso oltre cinquant’anni lavorando il legno nel suo laboratorio nel centrodella Capitale. Regine, papi, presidenti, attori, cantanti… Tanti personaggi famosi sono passati dal suo laboratorio artigianale in via dei Pianellari, dove, oltre alla Bottega, si trova la Fondazione che espone i suoi capolavori, aperta dal venerdì alla domenica.