Ci sono alcune espressioni che utilizziamo spesso al lavoro, perché ci sembrano indice di gentilezza, umiltà e rispetto dell’altra persona. Eppure, alcune di queste frasi potrebbero rovinare la nostra credibilità sul posto di lavoro (ma anche nelle relazioni sociali). Sono accomunate dall’intenzione di richiamare l’attenzione dell’ascoltatore. L’esperta di leadership Judith Humphrey, fondatrice di The Humphrey Group, in un articolo apparso su Fast Company, le definisce espressioni “caveat”, dal latino “avvertimento, avviso”. Quando le usiamo, mettiamo letteralmente “in guardia” il nostro pubblico e chiediamo di fare particolare attenzione a ciò che stiamo dicendo. Vogliamo sembrare più credibili, invece otteniamo l’effetto opposto. Se si vuole fare carriera, ecco 8 frasi da eliminare dai propri discorsi.
8 frasi da NON dire se vuoi fare carriera
- “Se devo essere onesto…”: questa è una delle espressioni più comuni. Altre volte diciamo “onestamente” oppure “lasciami essere onesto con te”. Il rischio è quello di far capire al proprio pubblico che tutto il resto del discorso potrebbe non essere vero. Perché insinuare questi dubbi nella mente degli ascoltatori? Meglio non utilizzare questa frase e afferma ciò che sai essere vero.
- “Secondo la mia modesta opinione”: di solito questa espressione viene usata quando l’oratore vuole qualificare ciò che sta per dire. Altre volte si dice: “E’ solo la mia opinione”. Parlare di “opinione” però indebolisce la propria affermazione, quasi si trattasse di un giudizio personale piuttosto che di un’argomentazione ragionata. Meglio, allora, dire “Credo” oppure passare direttamente a spiegare le ragioni per cui si è presa una certa posizione.
- “Forse lo sapete già, ma…”: gli oratori che fanno precedere il loro discorso da questo avvertimento vogliono sembrare umili e accomodanti. In realtà, stanno suggerendo che le loro osservazioni sono ridondanti e che non vale la pena ascoltarle. Se ritieni che qualcuno sappia già quello che stai per dire, non dirlo oppure presenta le informazioni in un modo originale. Sarà comunque interessante ascoltarle.
- “Non sono sicuro, ma…”: lo sentiamo spesso dire da persone che possono essere perfettamente sicure delle loro opinioni, ma vogliono sembrare umili. Di fatto però questa frase equivale a dire: “Non ascoltarmi”. Non sminuire ciò in cui credi. Gli altri ti ascolteranno e risponderanno alle tue buone idee.
- “Potrei sbagliarmi”. Anche questa espressione proietta debolezza e incertezza: perché qualcuno dovrebbe preoccuparsi di queste opinioni, se già la persona che le esprime avverte che potrebbero essere sbagliate? L’esperto in sostanza si è auto-esclude come esperto. Evitiamo questo avvertimento e diamo una spiegazione più ponderata: “Ci aspettiamo che…”. Non creare l’impressione di essere “fuori di testa” nell’affrontare un determinato argomento, ma fai vedere che hai considerato vari scenari e che stai esponendo quello che ritieni più probabile.
- “Probabilmente la mia è una domanda stupida”. Anche questo è un autogol. Gli ascoltatori scarteranno immediatamente le parole che seguono. Se la tua domanda è valida, chiedila. Se non lo è, non farlo. Ma non contrassegnarla come una domanda stupida.
- “Solo una riflessione”. Anche questo avvertimento dal suono innocuo è un killer di credibilità. Lo si utilizza spesso non si vuole sembrare opprimente, magari da parte di un capo a un membro del team junior. L’intenzione è onorevole, ma la frase sminuisce il suggerimento. Un modo migliore per esprimere le proprie opinioni, senza sembrare autoritario, potrebbe essere: “Hai pensato di…?”.
- “Se non ti dispiace” oppure “Ti dispiace?” o “Se per te va bene”: questa espressione indebolisce e suona un po’ spigolosa. Sottolinea che probabilmente l’oratore teme di entrare in un territorio “privato” e ha paura di risultare maleducato o invadente. Se sei abbastanza in confidenza con quella persona e la domanda è appropriata e importante, chiedila senza avvertenza. Altrimenti, trattenersi è la scelta migliore.