Perchè leggere questo articolo? L’editore del Wall Street Journal esulta per l’accordo con OpenAI: 250 milioni di dollari per addestrare ChatGpt. A fare cosa? A prendere il posto delle testate giornalistiche…
L’editore del Wall Street Journal e di decine di altri siti di informazione ha stretto un accordo con OpenAI per consentire a ChatGpt di addestrarsi sugli articoli pubblicati online. Come recita un comunicato della News Corp, OpenAI potrà accedere sia ai contenuti attuali che a quelli archiviati e utilizzare i dati per migliorare i suoi modelli di intelligenza artificiale. Un rapporto dello stesso Wall Street Journal stima in 250 milioni di dollari il prezzo pagato da OpenAI all’editore.
ChatGpt, accordo WSJ-OpenAi, l’editore: “Sfruttiamo al meglio l’opportunità”
“La mossa riconosce che esiste un premio per il giornalismo di qualità – recita la nota dell’ad di News Corp, Robert Thomson in una nota – l’era digitale è stata caratterizzata dal predominio dei distributori, spesso a scapito dei creatori, e molte società di media sono state travolte da una spietata marea tecnologica. Ora tocca a noi sfruttare al meglio questa opportunità”.
Come ricorda Ansa, negli ultimi mesi OpenAI ha stretto accordi simili con Reddit, Financial Times, Associated Press, l’editore tedesco Axel Springer, che possiede Politico e Business Insider negli Stati Uniti e Bild e Die Welt in Germania, e la spagnola Prisa Media. In questo modo OpenAi evita, pagando, di incorrere nell’errore che ha portato il New Work Times a citare in giudizio la società per aver usato senza licenza articoli ed approfondimenti a fini di apprendimento.
AI Overviews: così i motori di ricerca Google bypassano le fonti
Esulta dunque l’editore del Wall Street Journal e probabilmente anche a buon diritto pensando ai 250 milioni di euro intascati. Se si tratti però di una mossa lungimirante, lo si capirà nei prossimi anni. Ciò in cui si sta addestrando ChatGpt pare infatti avere come esito finale la sostituzione stessa delle redazioni giornalistiche. E’ notizia di appena sette giorni fa la imminente distribuzione da parte di Google di AI Overviews (precedentemente noto come Search Generative Experience, o SGE). Un modello che rivoluzionerà i motori di ricerca e le nostre abitudini online. Digitando una parola chiave, infatti, l’Intelligenza artificiale sarà in grado di produrre un riepilogo delle migliori risposte intercettate in rete, fornendolo come primo risultato all’utente. Che così non avrà più bisogno di cliccare sui link dei siti. Cancellando con un colpo di spugna il meccanismo con il quale i siti di informazione (e non solo) sono sopravvissuti in questi ultimi anni, insomma.
Gli inguaribili ottimisti la coglieranno come un’occasione per ripensare l’attività redazionale riportando al centro la qualità delle proprie home page e la coltivazione di un più stretto rapporto con i propri lettori. Ma nell’immediato per molti potrebbe aprirsi una stagione di forti turbolenze ed incertezze. L’ennesima. E la mossa del Wall Street Journal potrebbe ricordare l’immagine di quel tale che segava il ramo su cui era seduto…