Perché questo articolo potrebbe interessarti? A partire dal prossimo 6 febbraio la Cina consentirà la ripresa dei tour di gruppo. Pechino ha dato il via libera, al momento, solo per visitare un gruppo di 20 Paesi. Escluse, per adesso, le nazioni che hanno varato restrizioni sanitarie contro l’arrivo dei passeggeri provenienti dalla Cina. Tra queste c’è anche l’Italia. Che vede così evaporare l’occasione di rilanciare il settore turistico facendo leva sul ricco turismo cinese.
L’Italia era una delle mete più apprezzate dai turisti cinesi. Nel 2019, e quindi nell’ultimo anno prima della pandemia di Covid, 5 milioni di viaggiatori cinesi – dati ISTAT – sono atterrati nel nostro Paese. Per visitare Roma, Firenze, Milano, Venezia e le più importanti città d’arte. Ma anche per spendere i loro soldi in hotel, ristoranti e negozi italiani. Abbiamo utilizzato il passato perché, adesso, un grande punto interrogativo mina la ripresa del turismo cinese nel Belpaese.
La guerra del turismo
La Cina ha accantonato la Zero Covid Policy e le più importanti restrizioni anti contagio. A partire dal prossimo 6 febbraio Pechino consentirà ai suoi cittadini di tornare a partecipare ai tour di gruppo all’estero. Ma, attenzione bene, in un primo momento i turisti cinesi potranno farlo solo se diretti verso una manciata di Paesi. La lista provvisoria comprende 20 località e, non è un caso, include i governi che, dalla riapertura dell’ex Impero di Mezzo, non hanno varato restrizioni sanitarie contro gli arrivi da oltre la Muraglia.
Il Ministero della Cultura e del Turismo cinese consentirà insomma alle agenzie di viaggio nazionali di organizzare viaggi di gruppo. Nell’elenco non figurano i Paesi che, al contrario, non hanno attuato misure restrittive, come test e tamponi, all’indirizzo dei viaggiatori provenienti dalla Cina. Fumata nera, tra gli altri, per Italia, Usa, Giappone e Francia. Che dovranno così rassegnarsi, per adesso, a non ricevere il ricco turismo cinese.
La ripresa del turismo cinese
Tra i 20 Paesi selezionati da Pechino troviamo invece Thailandia, Indonesia, Cambogia, Maldive, Sri Lanka, Filippine, Malesia, Singapore e Laos, per quanto riguarda l’Asia. In Medio Oriente e Africa la Cina ha scelto Emirati Arabi Uniti, Egitto, Kenya e Sudafrica. Via libera anche per i tour diretti in Russia. In Europa figurano soltanto Svizzera e Ungheria. Nuova Zelanda , Fiji, Cuba e Argentina completano gli slot disponibili.
Sia chiaro: la decisione del Ministero del Turismo cinese riguarda soltanto i tour di gruppo. Che sono tuttavia i più appetitosi, dal punto di vista economico, per i Paesi pronti ad accoglierli. Il motivo è dettato dai numeri. Secondo un’analisi della Cnn, prima della pandemia, nel 2019, i 155 milioni di turisti cinesi complessivi hanno speso oltre 250 miliardi di dollari. L’Italia, il primo Paese dell’Ue ad imporre limitazioni all’arrivo dei viaggiatori provenienti dalla Cina, rischia quindi di veder evaporare una ricca fetta della torta rappresentata dal turismo d’oltre Muraglia.
Nuove mete
Poco importa se Roma era ed è ancora una meta particolarmente amata dai cinesi. Il fatto di dover effettuare controlli, tra test e tamponi, spingerà i viaggiatori del Dragone a rivolgersi altrove.
In ogni caso, oltre ai tour di gruppo, i viaggiatori cinesi potranno riprendere a prenotare biglietti aerei e pacchetti hotel, in quello che è stato definito un riavvio sperimentale, “significativo per promuovere la ripresa e lo sviluppo dell’industria del turismo”. Il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin ha fatto sapere che molti Paesi hanno “esposto un caloroso benvenuto” ai turisti cinesi che “non vedono l’ora di viaggiare all’estero”
Secondo un report di Capital Economics Paesi come Cambogia, Malesia, Mauritius, Myanmar, Sri Lanka, Corea del Sud e Filippine potranno ottenere concreti benefici dalla ripresa del turismo cinese. Nel frattempo, Bloomberg ha scritto che la riapertura della Cina dopo tre anni è destinata a dare una spinta all’economia mondiale in crisi. Resta da capire come sarà spartita la grande (e ricca) torta del turismo cinese.