Dopo il bungee jumping e l’alpinismo ‘l’attività’ più rischiosa è andare in ospedale dove il pericolo si chiama antibiotico-resistenza, ovvero infezioni che non rispondono ai farmaci”. E le strutture italiane sono particolarmente pericolose visto che “un paziente su 10 può infettarsi”, mentre il numero dei decessi, 11mila l’anno, più elevato della media europea, è “fortemente sottostimato”.
Sono 200 le persone con altre malattie che muoiono ogni giorno con sepsi”, legate alla resistenza ai farmaci
Sono infatti “200 le persone con altre malattie che muoiono ogni giorno con sepsi”, legate alla resistenza ai farmaci. Lo ha spiegato Walter Ricciardi, docente di Igiene all’Università Cattolica di Roma che, martedì 18 aprile, nella Capitale, ha presentato l’Osservatoro nazionale per l’antimicrobico resistenza (Onsar), progetto che punta a monitorare il fenomeno, a dare impulso alle politiche di contrasto e a sostenere iniziative di sensibilizzazione e corretta informazione.
La buona notizia è che “3 decessi su 4 potrebbero essere prevenuti”
La buona notizia è che “3 decessi su 4 potrebbero essere prevenuti”, la cattiva è che senza correttivi “nel 2050 la resistenza agli antibiotici potrebbe diventare più letale del cancro e prima causa di morte”. Oggi, ha sottolineato Ricciardi, andare in ospedale “è pericoloso perché è alto il rischio di infezione correlata all’assistenza, con l’elevata possibilità di non poterla curare perché è resistente. In questo quadro anche interventi banalissimi diventano un problema. E in Italia, da soli, abbiamo quasi la metà dei morti di tutti i Paesi dell’Unione europea per questo fenomeno”. Affrontare il problema “è un’urgenza che non riusciamo ancora a far capire alla popolazione”, è il monito dell’esperto.
Ricciardi: “I costi sono elevati anche sul piano economico”
All’antibiotico resistenza, ha ricordato Ricciardi, “paghiamo un forte tributo in termini di vite umane”. E i costi “sono elevati anche sul piano economico”. Eppure, sottolinea, “si tratta di un fenomeno che ha ampie possibilità di essere prevenuto”. Le azioni necessarie sono: “il monitoraggio per conoscere la realtà; comportamenti per modificarla; vaccinazioni per prevenirla e uso razionale degli antibiotici per le terapie. Si tratta di una serie di azioni che, se attuate insieme, possono addirittura dimezzare questo fenomeno in temi brevi. Il problema, oggi, è che non c’è, né a livello centrale né a livello regionale, una regia operativa”, conclude Ricciardi, sottolineando che il nuovo osservatorio Onsar “lavorerà per promuovere queste azioni”.