di Francesco Floris
Confindustria Dispositivi Medici lo ha chiesto l’11 gennaio con una lettera al Ministro della Salute, Roberto Speranza e a Stefano Bonaccini, Presidente della Conferenza Stato-Regioni. I tecnici, gli specialisti in manutenzioni di macchine ospedaliere, i lavoratori di logistica e magazzini che assicurano gli approvvigionamenti e le forniture del materiale sanitario, anche loro sono a rischio contagio, come il personale medico. “Hanno assicurato l’attività di supporto tecnico scientifico al fiano dei medici” si legge nella missiva degli industriali di settore firmata dal Presidente Massimiliano Boggetti, “e nei reparti più esposti al contagio quali sale operatorie, terapia intensiva, rianimazione, radiologia e laboratorio analisi”. La richiesta a Governo e Regioni? Che anche loro siano considerati lavoratori essenziali, alla stregua degli operatori sanitari, e che siano vaccinati contro il Covid. “Al più presto” si legge. Tradotto: nella fase uno della campagna vaccinale. Una mossa che non solo “garantirebbe la sicurezza di queste persone” ma anche “eviterebbe il potenziale rischio di diffusione del virus che da essi può derivare per i soggetti con cui vengono a contatto”. Un’evidenza ormai ben documentata. Il virus viaggia con le persone e la geografia dei contagi e focolai durante le varie fasi della pandemia si è spesso sovrapposta con quella dei distretti logistici della penisola.
Le aziende si dicono pronte “fin da subito” a “pianificare e organizzare le modalità operative della campagna vaccinale”. Sarebbe un secondo tassello portato a casa nel comparto medico (in questo caso dei dispositivi) dopo che la legge già prevede lo stesso trattamento e quindi il vaccino per i lavoratori ISF: informatori scientifici del farmaco, professionisti qualificati del settore e in costante aggiornamento e con la proposta radicata da tempo che prevedere di costituire un albo ben distinto da quello degli agenti di commercio e definito a livello giuridico e contrattuale. Non è così per i tecnici addetti a manutenzione e logistica, dove esistono ovviamente gli inquadramenti dei contratti collettivi nazionali me che si sovrappongono a quelli di settori produttivi diversi da pharma e sanità. Serve un lavoro certosino fra aziende, sindacati e istituzioni per individuare i soggetti che rispondono a questo requisito. Perché il rischio è che mentre si vaccinano gli operatori sanitari, il virus circoli liberamente, magari da soggetti inconsapevoli di essere portatori, proprio negli snodi della filiera che più di tutte deve rimanere in piedi per garantire al meglio la salute pubblica.