L’obiettivo è ambizioso, i fondi ci sono, e pure corposi, ma c’è un rischio. Sull’assistenza domiciliare, le Regioni potrebbero non riuscire a spendere i 2,7 miliardi stanziati dal Pnrr. Soprattutto si rischia di non rispettare i tempi previsti, ovvero il 2026, pena la perdita dei fondi.
Servirebbero circa 70mila infermieri di famiglia per mettere davvero a regime la Sanità del territorio
A fotografare una situazione in bilico per le Regioni è il Sole 24 Ore. Che evidenzia come, sull’avanzamento dell’assistenza domiciliare, pesi la carenza dei medici. “Un dato tra tutti – scrive la testata economica – dà l’idea del vuoto di operatori: per le cure domiciliari la figura assistenziale centrale è quella del nuovo infermiere di famiglia. Peccato che oggi ce ne siano poche migliaia mentre ne servirebbero circa 70mila per mettere davvero a regime la Sanità del territorio”.
Anche se si optasse per “forze interne”, le risorse sono carenti. La soluzione vedrebbe le Regioni rivolgersi a enti esterni ma anche qui si registrano ritardi rispetto alla tabella di marcia prevista da un provvedimento della Conferenza Stato Regioni del 2021.
I target e le scadenze del Pnrr
Il tempo comincia, quindi, a stringere. Fino a metà 2026 si dovrà appunto raggiungere il target del 10% di over 65 curati a casa. Già quest’anno, le Regioni, per avere il 50% delle risorse stanziate, dovranno dimostrare di aver aggiunto 296mila over 65 in più curati a casa – dai 41mila della Lombardia ai 1391 del Molise – e il prossimo anno ben 525mila fino appunto arrivare agli 808mila del 2026. Una corsa contro il tempo su cui vigilerà l’Agenas.