Un calo c’è stato. Ma meno profondo e drammatico per pazienti e famiglie di quanto il 2020 pandemico lasciava presagire nei suoi primi mesi. “Solo” del 20% sull’attività di cardiologia interventistica. Lo dice a True Pharma Battistina Castiglioni, il Direttore della Struttura Complessa di Cardiologia dell’Ospedale Galmarini di Tradate all’interno dell’Asst Sette Laghi e membro del Direttivo Nazionale GISE, la Società Italiana di Cardiologia Interventistica, parlando a margine de “La riforma socio-sanitaria lombarda” organizzata da C.A.O.S (Centro Ascolto Operate al Seno) il 14 luglio ad Albizzate – evento conclusivo (in presenza) di un ciclo di webinar realizzati con True-News sulla sanità in Regione Lombardia.
In pandemia riduzione significativa delle procedure
L’anno di pandemia? “Ha determinato nella cardiologia interventistica – spiega Castiglioni – una riduzione significativa delle procedure”. Colpito soprattutto il primo periodo di marzo-maggio 2020 “tanto è vero che i dati di attività hanno dimostrato una riduzione del 90% su procedure salvavita come la sostituzione valvola aortica percutanea o procedure sulle valvola mitrale”. Numeri a cui True Pharma ha dedicato approfondimenti nazionali e locali sulla base dei dati pubblicati in audizione nelle diverse Commissioni Salute regionali d’Italia.
Interventi cardiologia, dopo la pandemia un recupero sugli interventi
Oggi? “Abbiamo recuperato” afferma la clinica dell’Asst Sette Laghi. “Lo abbiamo già fatto nel corso dei mesi del 2020 e il bilancio di attività del GISE, presentato a giugno 2020, ha dimostrato una riduzione in generale del 20% delle attività”.
Un dato comunque “importante” e per certi versi paradossale. Ad essere colpite sono state in particolare “le regioni più virtuose sia per il numero di laboratori presenti come in Lombardia sia per il numero di procedure che vengono effettuate”. Normale che sia così: sono quelle dove i pazienti si recano per gli interventi e quindi mostrano la flessione. Ma la fotografia impressiona.
Cardiologia, necessari nuovi piani organizzativi
L’asticella al 20%? “È stato un grande recupero rispetto all’inizio della pandemia ma ci deve comunque deve far riflettere” avverte Battistina Castiglioni. “Ora è necessario mettere in atto dei piani organizzativi di recupero che passano per varie strade – chiude la specialista del GISE –: da una parte cooperazione con le nostre aziende sanitarie che ci permettano di mettere in campo modelli organizzativi differenti e dell’altra la possibilità di avere un Piano Cardiologico Nazionale che metta al centro il paziente e che garantisca l’equità di accesso alle cure per i malati nei diversi territori”.