La classifica di fine anno nel mondo Pharma: fatturati, farmaci biologici, prospettive future. Per gli investitori (piccoli e istituzionali) il tempo di scommettere
Sanofi guida la classifica con 1,54 miliardi di fatturato. A seguire sul podio con 1,44 miliardi, ecco il secondo gradino per Eli Lilly Italia spa che domina il mercato con i farmaci connessi alla salute mentale e psichiatrica (Prozac). Medaglia di bronzo per Merk Serono, con il suo nutrito listino di farmaci e prodotti per diabete, carcinoma, fecondazione in vitro e quant’altro, con 1,32 miliardi. In fondo al gruppo (dei migliori dieci)? Pfizer Italia e i suoi 810 milioni. Ecco l’internazionale del Pharma che guida la classifica – bilanci alla mano – nel mercato della penisola destinato ad allargarsi per certe categorie con il post Covid, il ripensamento della sanità, le norme sul payback. Situazione che cambia se inseriamo i patriottici tricolori. Gruppi come Menarini (3,6 miliardi), Chiesi (1,7 miliardi), Angelini (1,66) e, perché no, anche Bracco (1,3), Recordati (1,28) e Alfasigma (1 miliardo). Eccola la “classifica” di fine anno per il mondo di farmaci e dispositivi medici stilata da InvestireInBorsa. Senza guardare solo ai freddi numeri delle semestrali fatti di ricavi e fatturati, utili, posizione finanziarie ma anche di categorie merceologiche, prodotti biologici, quotazione delle aziende e capitalizzazione. Un vero e proprio vademecum per il piccolo investitore che si affaccia al mondo degli affari. Con una domanda sullo sfondo che contiene già in sé la risposta: alla luce di ciò che è successo, dello storico canale banco-centrico del risparmio italiano, e del fatto che il settore Pharma, la filiera e l’indotto sono a detta di tutti gli osservatori un campo ad alto valore aggiunto che potrebbe sottrarre l’Italia alla morsa della crisi economica (Covid-indotta, ma anche strutturale), non è forse il caso per i piccoli risparmiatori di farci un pensiero? E perché no, anche gli investitori istituzionali come casse professionali e fondi pensione, sempre più soggetti a regole europee per decidere come far fruttare il risparmio previdenziale e le future pensioni degli italiani. Un popolo che invecchia e che, forse, deve togliere i soldi da sotto il materasso per non invecchiare male.