di Francesco Floris
A fronte di 470mila dosi del vaccino Pfizer-BioNTech giunte in Italia fra il 31 dicembre e il 4 gennaio, secondo i dati ufficiali del governo, aggiornati alla mezzanotte del 6 gennaio, sono 259.481 il totale delle persone vaccinate. Concentrate nella fascia di età fra i 30 e i 60 anni, con un picco fra i 50-59 con quasi 75mila dosi somministrate. La classe di età che ha ricevuto meno vaccini è ovviamente quella dei più giovani con sole 280 dosi fra i 16-19 anni. Il 90% dei vaccinati appartiene alle categorie degli operatori sanitari e sociosanitari (223mila) con i siti predisposti per prenotare le vaccinazioni da parte di alcune Regioni – per esempio Toscana ed Emilia Romagna – già a metà dicembre letteralmente presi d’assalto già nelle prime ore di messa online da parte di personale sanitario pubblico e privato come medici di medicina generale, pediatri, personale Usca e via dicendo.
Ora il grande punto di domanda che aleggia sul Paese è quando e come inizierà una campagna vaccinale di massa anche per le persone che non lavorano o vivono in ambito socio-sanitario? Al momento le regioni più avanti rispetto al target di popolazione individuato come prioritario e alle dosi ricevute in gestione sono in ordine: Lazio, con 35.686 somministrazioni su 45.805 dosi consegnate (78%), Toscana (75,1%), Veneto (73,8%), Provincia Autonoma di Trento (73,8%). Le ultime invece Sardegna (17%), Calabria (21,1%), Lombardia (21,3%) e Molise (27,1%). Il totale dei punti di somministrazione sulla penisola a oggi è di 293 hub. Pochi. Per la “fase 2” della campagna vaccinale (probabilmente a partire da marzo) i siti devono quintuplicarsi arrivando a 1.500 fra quelli individuati da Regioni e Asl, ma le tempistiche sono legate anche al progressivo arrivo delle dosi e all’approvazione da parte delle autorità degli altri vaccini, in particolare per l’Italia quello di AstraZeneca.
Dubbi anche sulla conservazione delle dosi dei diversi vaccini approvati. La modalità infatti sarà determinante per stabilire chi, dove e come potrà somministrarle. Molto dipende dal fatto se si avranno a disposizione grandi quantità di siero che potrà essere conservato a temperature “standard”, e a quel punto potrebbero essere coinvolti i medici di famiglia e anche le farmacie rendendo più capillare la logistica sul territorio. Se ciò non dovesse accadere la situazione invece si complica.
L’ipotesi più probabile per la somministrazione è quella di usare ambulatori, palazzetti dello sport, padiglioni come quelli commissionati all’architetto Stefano Boeri e con altre forniture che arriveranno dalla struttura del Commissario Domenico Arcuri. Indicazioni precise su come prenotare il proprio turno al momento non sono state date da nessuno e regna l’incertezza. Alcune Regioni però hanno cominciato ad attrezzarsi in anticipo. Dopo gli operatori socio-sanitari e gli ospiti delle Rsa sarà infatti il turno degli anziani in generale ed è probabile che la vaccinazione verrà effettuata direttamente sul territorio dai medici di famiglia con la possibilità anche di recarsi a domicilio per chi non è autonomo sotto il profilo della mobilità. Per gli altri, in quella che si potrebbe definire “fase 3”, (non prima della tarda primavera ma per i giovani molto dopo) ancora non esiste nulla ma per le prenotazioni sia quelle effettuate a carico degli utenti che su invito dei servizi sanitari regionali. È previsto un sistema “misto” che usa app e modalità online, ma anche tradizionali come sms, telefonate o avvisi postali per le persone non in grado di prenotarsi in altro modo. Le date fissate per le somministrazioni saranno divise per scaglioni, ma ancora non è stato deciso se – all’interno delle fasce stabilite – sarà per età o lettera del cognome. Veneto e Lazio hanno già attive app che chiameranno i cittadini. A Roma in particolare i canali che le famiglie hanno a disposizione per attivarsi sono tre: medici di famiglia, numero verde o una app ma è tutto rimandato a quando sarà completata la prima fase della campagna che sta interessando operatori sanitari ed Rsa, presumibilmente non prima di febbraio. Il Commissario Arcuri ha parlato ancora a dicembre di un sistema di collaborazione anche con Eni e Poste Italiane per costruire un sistema informatico nazionale per l’anagrafe sanitaria che sopperisca alle carenze di alcuni territori tecnologicamente meno avanzati e mettere in comunicazione tutti i database.