“Contenta di questa possibilità” e “sicuramente indirizzerò i genitori verso la vaccinazione”. Non ha dubbi la dottoressa Vania Giacomet, Direttore Responsabile dell’Infettivologia Pediatrica all’Ospedale “Buzzi” di Milano, parlando della campagna vaccinale anti covid aperta ai bambini che tanto fa discutere in queste settimane e mentre le scuole italiane si riscoprono fonte di contagio e focolai. La dirigente del “Buzzi”, principale struttura pediatrica milanese, che ha iniziato la propria carriera sul finire degli anni Ottanta affrontando i primi casi di bambini che risultavano infetti da Hiv, ne parla con True-News a margine di “Penso positivo. L’HIV ieri, oggi e domani” in occasione della Giornata mondiale della Lotta all’HIV lo scorso primo dicembre al Palazzo Pirelli di Milano. E intravede quasi una parabola simile fra la pandemia Aids che colpì il mondo 40 anni fa e quella attuale. Entrambe con la possibilità di essere sconfitte dalla scienza.
“Hiv, la terapia anti retrovirale offre ai bambini la promessa di diventare adulti”
“Quando ho iniziato alla fine degli anni ’80 a confrontarmi con i primi bambini che risultavano infetti dal virus Hiv, non avevamo nessuna terapia e ho visto nei primi anni dei miei studi di specializzazione morire molti bambini – dice Giacomet a True-News –. Dopo quarant’anni avere la possibilità di somministrare la terapia anti retrovirale e offrire a questi bambini la promessa di diventare adulti è un successo per tutto il mondo e anche una gratificazione personale”.
Giacomet: “I genitori stiano tranquilli, il vaccino è largamente sperimentato”
Cosa ne pensa dell’attuale apprensione di tanti genitori rispetto alla somministrazione di un vaccino di recente invenzione contro il Covid? “Personalmente tranquillizzerei i genitori dicendo che innanzitutto già sottopongono i loro figli a vaccinazioni durante la prima infanzia e questa è una delle vaccinazioni realizzata anche con le tecniche più moderne”. Ma soprattutto Vania Giacomet rifiuta l’idea che la scienza abbia corso troppo velocemente: “Negli Stati Uniti i test sono stati condotti su un milione di bambini, quindi non si parla più di un vaccino sperimentale ma largamente sperimentato, forse anche più di altri farmaci che diamo ai nostri figli” afferma la dottoressa stemperando i timori di tante famiglie. “Inoltre una gran parte del mondo occidentale è stato vaccinato e gli effetti positivi superano di gran lunga eventuali effetti negativi” che “si riducono a qualche reazione avversa tipica di ogni vaccino”.
“La vaccinazione per evitare forme severe della malattia”
Reazioni avverse inferiori ai rischi. Quali? Se è vero che la “severità del covid nei bambini è sicuramente minore rispetto agli adulti” non vanno però “dimenticati i casi di bambini che hanno avuto una malattia importante: ricordo nel nostro reparto due ragazzini che sono dovuti ricorrere alla terapia intensiva per gravi polmoniti e soprattutto i casi di Mis-C, una sindrome multiorgano che assomiglia alla “Kawasaki” e che può essere molto grave”. Anche per questa ragione “sono molto favorevole alla vaccinazione – chiude Vania Giacomet – in primo luogo per evitare che possano incorrere nella malattia severa e soprattutto perché così facendo si diminuisce la circolazione del virus che vediamo in questo periodo con nuove varianti: vaccinare tutti permette una minore circolazione per uscire dalla pandemia”.