Complesso e rarissimo intervento di chirurgia toracica eseguito con successo all’ospedale di Circolo di Varese. Una operazione su una paziente 56enne che aveva lottato strenuamente per superare una forma particolarmente grave di Covid e che, dopo tre mesi di intubazione, aveva sviluppato una fistola, ossia una comunicazione diretta tra l’esofago e la trachea: ogni sorso d’acqua finiva nelle vie respiratorie, con il rischio di soffocamento e di polmoniti continue. L’équipe di Chirurgia toracica, guidata dal professor Andrea Imperatori, ha optato per l’intervento, con il professor Nicola Rotolo che ha effettuato la delicata operazione, durata sei ora. Ora la paziente si è ormai pienamente ristabilita, si alimenta regolarmente e respira senza ausili, ha ripreso a parlare e a vivere.
Il chirurgo: “Intervento molto raro nel mondo”
“Non avevo mai eseguito questo intervento prima – ha commentato Rotolo – Del resto, è molto raro in Italia e nel mondo, anche se con il Covid qualche caso in più si è registrato, visto il gran numero di pazienti che sono stati intubati per lunghi periodi. Mi sono preparato con attenzione, il professor Imperatori mi ha dato il suo supporto e insieme abbiamo predisposto ogni fase e analizzato ogni possibile evenienza. E poi insieme lo abbiamo affrontato”.
Il direttore generale dell’Asst Sette Laghi: “Affrontate le complessità più ardue”
“La storia di questa paziente può sembrare incredibile – ha aggiunto il Direttore Generale dell’ASST Sette Laghi, Gianni Bonelli – ma è invece un esempio evidente di come i nostri professionisti siano davvero capaci di prendersi cura della persona, non soltanto di curare la malattia, affrontando le complessità più ardue. Curare i pazienti Covid è un’attività complessa, molto più di quanto possa sembrare: servono le competenze, il coraggio e l’intraprendenza che il nostro personale dimostra quotidianamente“.
La lotta della paziente contro il Covid
La storia della 56enne Marta è stata raccontata nel dettaglio proprio dall’Asst Sette Laghi. La donna è stata ricoverata in terapia intensiva a Varese a maggio, intubata e quindi tracheostomizzata. Passano tre mesi prima di poterla risvegliare. “Tre mesi di combattimento strenuo contro il virus, tre mesi in cui il personale della rianimazione diretta dal professor Luca Cabrini si è dato il cambio, al di qua e al di là della linea rossa tracciata sul pavimento, per dare a Marta ogni chance possibile per tornare a riaprire gli occhi. E Marta ce la fa, riapre gli occhi e fa molto di più”, spiega la nota. La donna è poi trasferita nel reparto di Pneumologia, dove l’équipe della dottoressa Cinzia Gambarini e il team della Riabilitazione pneumologica e neuromotoria iniziano il lungo e difficile percorso di cure e di svezzamento. Giorno dopo giorno, Marta, ancora trachestomizzata, deve reimparare a respirare, a deglutire, a muovere mani, braccia, gambe.
I segnali della fistola e la decisione di intervenire
Qualcosa però non va come dovrebbe: ogni volta che beve un po’ di acqua, Marta tossisce. I suoi polmoni evidenziano segnali di nuove infezioni. Il sospetto clinico viene confermato dagli esami strumentali: Marta ha una fistola tracheo-esofagea, una rara complicanza che può verificarsi dopo una intubazione molto prolungata: in particolare, la cannula per la ventilazione, inserita nella trachea di Marta, ed il sondino naso-gastrico per l’alimentazione, inserito nel suo esofago, hanno creato nel tempo una ferita nella parete di questi due organi, dando origine ad una fistola, ossia una comunicazione diretta tra l’esofago e la trachea). Quello che Marta ingerisce, finisce nelle vie respiratorie, con il rischio di soffocamento e di polmoniti continue. I professori Imperatori e Rotolo prospettano l’operazione alla donna ed alla sua famiglia, che risponde positivamente.
L’intervento chirurgico nei dettagli
L’intervento risale allo scorso 18 ottobre: con la collaborazione degli anestesisti, guidati dal dottor Alessandro Bacuzzi, Rotolo procede con un accesso cervicotomico, cioè all’altezza del collo. Dopo aver isolato la trachea e l’esofago all’altezza della fistola, ha suturato la breccia esofagea, circa 3 centimetri di orifizio comunicante con la trachea. La trachea è stata invece più complessa da gestire: è stata resecata per quasi 5 centimetri nel segmento di comunicazione con l’esofago, lo stesso dove era stata praticata la tracheostomia, quindi sono state ricollegate le due porzioni superiore e inferiore e così ricostruita la continuità della trachea. Con l’aiuto del dottor Pavan, otorinolaringoiatra, è stato infine posizionato un lembo muscolare tra i due organi, ad ulteriore rinforzo. Dopo venti giorni di degenza in terapia intensiva, grazie all’assistenza in particolare del dottor Davide Maraggia, che aveva già seguito la paziente nei tre mesi precedenti in Rianimazione, è avvenuta l’estubazione, con conseguenet trasferimento della paziente in Chirurgia toracica, in grado di respirare autonomamente.
La paziente potrà presto tornare a casa
Marta ha così potuto riprendere il lungo percorso di riabilitazione respiratoria, motoria e foniatrica, grazie all’équipe guidata dal dottor Michele Bertoni, che attualmente l’ha in cura all’Ospedale di Luino. Conclude la nota: “Grazie anche alla sua enorme forza di volontà, Marta ora si alimenta regolarmente e respira senza ausili, ha ripreso a parlare e a vivere: anche l’équipe della Riabilitazione ha fatto miracoli e presto, finalmente, Marta potrà tornare a casa”