Polemica sul taglio del numero di Case della Comunità dal Pnrr. Secondo i piani del Governo, le strutture da realizzare entro il 31 dicembre 2026 sono calate da quasi duemila a poco più di mille. Pesano i tempi troppo stretti. Seppur non nei tempi del Pnrr, le strutture dovrebbero comunque prendere vita. Tempi e modalità restano incerti.
Case e Ospedali di Comunità, i numeri
Secondo quanto ricostruisce La Stampa, il piano di revisione del Pnrr presentato dal governo riduce da 1.350 a 936 le case e da 400 a 304 gli ospedali di comunità da realizzare. Le prime sono ambulatori aperti ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette. I secondi sono ospedali dove i cittadini vengono curati nella fase in cui devono essere dimessi dal circuito del sistema sanitario nazionale ma non sono in grado di tornare a casa.
Il problema è l’aumento dei costi per tirare su centinaia di edifici in tutta Italia
Il problema è l’aumento dei costi per tirare su centinaia di edifici in tutta Italia, ma anche la scadenza del 2026, che il governo crede di non poter rispettare. Perciò, al momento, i progetti di 510 strutture rimangono bloccati. Potrebbero ripartire grazie al fondo di coesione e con 10 miliardi mai spesi della finanziaria del 1988. Forse è arrivato il momento di sbloccarli.
Gemmato: “Il progetto di revisione della Missione 6 del Pnrr mira a correggere e migliorare quanto previsto originariamente”
A gettare acqua su fuoco, è arrivato, nelle ultime ore, il commento del sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, intervenuto all’Adnkronos: “Rispetto agli ospedali e alle case di comunità, il progetto di revisione della Missione 6 del Pnrr mira a correggere e migliorare quanto previsto originariamente, perché il percorso intrapreso prima non teneva conto delle reali necessità organizzative e gestionali”.
“Con la rimodulazione del Pnrr – commenta Gemmato – contiamo di mantenere comunque l’attuale impianto previsto dalla Missione Salute, cercando di attingere a diverse fonti di finanziamento, come i fondi sull’edilizia sanitaria (ex articolo 20) e i fondi di coesione. Nessun taglio, quindi, ma al contrario cerchiamo di superare le attuali criticità che abbiamo ereditato, spostandoci su altri programmi di investimento in grado di garantire le risorse necessarie al loro funzionamento”.