Cinquecentomila euro per i primi sei mesi e un laboratorio unico di riferimento da istituire al Policlinico di Milano. Parte dopo qualche settimana di attesa il progetto pilota di Regione Lombardia per garantire alle donne in stato di gravidanza, l’accesso gratuito al NIPT (Non Invasive Prenatal Testing). Si tratta di un particolare screening prenatale, non invasivo, che funziona con un semplice prelievo di sangue. È sicuro per donna e feto e abbatte di circa il 50 per cento la necessità di ricorrere a tecniche diagnostiche invasive come villocentesi e amniocentesi le cui complicanze possono giungere fino all’aborto. Al contrario delle tecniche invasive, però, gli NIPT non sono considerati Livelli essenziali di assistenza (Lea) e quindi passati gratuitamente dal Servizio sanitario. Ora la fase sperimentale per l’erogazione del test Dna fetale è realtà in Lombardia. Lo ha deciso la giunta guidata da Attilio Fontana su proposta dell’assessore al Welfare Letizia Moratti il 16 novembre.
A bilancio mezzo milione per “l’erogazione del test del Dna fetale”
La misura, che ha confermato una proposta di emendamento al bilancio di assestamento proposto in estate dal gruppo del Partito democratico in Regione Lombardia e a prima firma del consigliere Pietro Bussolati, prevede di stanziare mezzo milione di euro a carico del bilancio per “l’erogazione del test del Dna fetale” che “nella fase pilota è effettuata in regime di Servizio Sanitario Regionale senza oneri economici a carico delle donne”. Sarà la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano a dover dare operatività al piano definendo “le necessità tecnologiche, operative, strumentali ed economiche per la realizzazione di un Laboratorio unico di riferimento regionale” che sia in grado di effettuare i test e che proponga “una stima dei costi annui complessivi” per mettere a regime il sistema. Proprio in base agli esiti della fase pilota, nel 2022 il progetto di un Laboratorio unico potrebbe diventare strutturale.
Il test consente di prevedere le trisomie 13, 18 e 21 a 10 settimane di gestazione
È una misura molto sentita fra le madri e aspiranti madri in Lombardia che concorre a migliorare la Rete Materno-neonatale regionale. Fino ad oggi totalmente a carico delle donne in gravidanza, che spendono centinaia di euro, in alcuni casi anche più di mille, per effettuare i test in poliambulatori e laboratori privati e nelle strutture ospedaliere pubbliche. Il test di screening, con l’ausilio di tecniche mirate per lo più basate sul sequenziamento del Dna o sullo studio di segmenti isolati, consente di prevedere con un alto grado di attendibilità le trisomie 13, 18 e 21 già a 10 settimane di gestazione, utilizzando un singolo prelievo di sangue materno.
Lo screening evita indagini più invasive
Le società scientifiche del settore raccomandano il NIPT test come un’opzione per tutte le donne in gravidanza, indipendentemente dall’età o dal profilo di rischio per la valutazione del rischio. L’analisi del sangue delle partorienti può infatti individuare frammenti di Dna del feto, con lo 0,06% di falsi positivi secondo alcuni studi clinici recenti. La grande novità è proprio che il test di screening evita, a parità di risultati, indagini invasive superflue come test ematologici convenzionali che attualmente sono inseriti nei Livelli essenziali di assistenza ma comportano un rischio del 1% di perdita del feto. Anche il Consiglio Superiore di Sanità che nel 2016 ha redatto le linee guida consiglia di allargare l’utilizzo di questa tecnica e valutarne l’inserimento nei Lea per allineare l’Italia agli altri Paesi europei.