Negli ultimi anni i progressi e gli avanzamenti tecnologici in campo diagnostico e terapeutico relativi alle patologie gastro-intestinali sono stati numerosi. Esistono infatti malattie infiammatorie croniche intestinali che le tecniche endoscopiche di ultima generazione consentono di individuare. Tra queste l’esofagite eosinofila, una particolare forma di esofagite spesso sotto-diagnosticata e di cui abbiamo conosciuto meglio i sintomi e le novità terapeutiche all’interno dell’ultima puntata di “The True Show”, la trasmissione condotta da Alessia Liparoti e Fabio Massa in onda venerdì 20 gennaio su Telelombardia. Ospiti della puntata il Prof. Maurizio Vecchi, Direttore Gastroenterologia e endoscopia digestiva dell’Ospedale Maggiore di Milano e Professore di Gastroenterologia all’Università degli Studi di Milano e il Dr. Edoardo Vespa, Gastroenterologo presso l’unità di Gastroenterologia e endoscopia digestiva dell’IRCCS Ospedale San Raffaele.
Esofagite eosinofila, di cosa si tratta e i principali sintomi
“L’esofagite eosinofila è una malattia immuno-allergica, vale a dire provocata da una reazione del sistema immunitario che innesca un’infiammazione di tipo allergico a cui prende parte un gran numero di leucociti eosinofili – spiega il Prof. Vecchi -. Spesso è possibile trovare la causa dell’infiammazione cronica in un’allergia alimentare o anche respiratoria”. “Può colpire anche nell’età pediatrica – prosegue – e le presentazioni sono molto più varie. Anche per questo può essere difficile identificarla, tanto che la sua scoperta è recente e risulta ancora un po’ sotto diagnosticata”. Rispetto ai sintomi il Prof. Vecchi segnala in primis episodi di bolo alimentare, ovvero quando “il paziente ha una sensazione di blocco del cibo che ha appena ingerito” a cui si può associare un altro sintomo più persistente che è quello del reflusso gastroesofageo.
Esofagite eosinofila, come diagnosticarla
Per ottenere la diagnosi di questa malattia, che ha un impatto significativo sull’alimentazione di questi pazienti che faticano a mangiano con relative conseguenze psico-fisiche e di qualità di vita, rivolgersi al medico curante e sottoporsi a una gastroscopia può essere fondamentale. Lo testimonia il Dr. Vespa che è tra i promotori di un ambulatorio all’interno del San Raffaele dedicato in maniera specifica all’esofagite eosinofila. “Vogliamo tentare di garantire ai pazienti il massimo attraverso la cura più aggiornata possibile, dedicandoci specificamente a questa patologia che ricordo è cronica. Ciò significa che non si guarisce, ma ci si deve convivere e trattarla nel lungo periodo per evitare che poi si mettano in atto delle complicanze talvolta anche molto fastidiose”.
Esofagite eosinofila, le novità terapeutiche grazie al budesonide
Ecco che le novità dal punto di vista terapeutico ottenute proprio negli ultimi anni possono fare la differenza per chi ne è affetto. “In questa condizione convivono due meccanismi principali che portano alla infiltrazione eosinofila – illustra il Prof. Vecchi -. Uno è il reflusso e quindi una prima impostazione terapeutica è quella che utilizza i cosiddetti inibitori di pompa, ormai molto conosciuti a tutti, sebbene talvolta un po’ abusati. In aggiunta occorre una terapia in grado di combattere l’infiltrazione degli eosinofili. In questo senso proprio gli sviluppi nell’ultimo anno sono stati cruciali grazie all’ingresso in commercio di un farmaco, la cui molecola si chiama budesonide. Questo farmaco ci consente, a differenza dei precedenti cortisonici, di avere un effetto topico locale sull’esofago, con scarsissimi impatti sul resto dell’organismo e con ottimi riscontri sui pazienti”. Il farmaco al momento è disponibile solo attraverso prescrizione ospedaliera.