I dati e i fattori d’incidenza: fumo di sigaretta, eccessivo consumo di alcol e inattività fisica
La bozza parte da una premessa, dai dati sulla situazione oncologica europea: sono state 2,7 milioni le persone a cui è stato diagnosticato un cancro nel 2020 e ulteriori 1,3 milioni hanno perso la vita a causa di questa malattia. Tra i fattori di incidenza, il fumo di sigarette – anche passivo – il consumo eccessivo di alcol e l’inattività fisica anche passivo, restano tra i più impattanti a cui si aggiungono l’inquinamento ambientale, in particolare quello atmosferico, le radiazioni ionizzanti e l’esposizione ai raggi ultravioletti. Pertanto, agendo sui fattori di rischio, è possibile prevenire il 50% delle morti mentre il 40% dei nuovi casi risulta prevenibile. Non mancano, però, i segnali positivi: in Italia i programmi organizzati di screening sono sempre più efficaci così come sortisce gli effetti sperati l’integrazione tra l’attività ospedaliera per acuti/post acuti e l’attività territoriale.
La qualità della vita al primo posto e la cura dell’ambiente
La pandemia ha, però, complicati i piani. Ha interrotto diagnosi e presa in carico incidendo sia sulla prevenzione sia sull’accesso ai farmaci. La bozza parla esplicitamente della necessità di “un rinnovato impegno a favore della prevenzione delle recidive”. Il Piano segue in parallelo il Piano europeo contro il cancro 2021 (Europe’s Beating Cancer Plan) che si pone l’obiettivo di mettere al centro la qualità della vita come perno per la prevenzione e come priorità per chi ha superato la malattia. A tal proposito, il Piano prevede programmi di promozione di attività di contrasto alle abitudini scorette che potrebbero favore l’insorgenza di tumori. E, sul lato ambientale, illustra una serie di misure per il miglioramento della qualità dell’aria dei luoghi di lavoro e delle aree urbane. Il piano guarda anche alle potenzialità offerte dalla ricerca e dall’innovazione e all’esigenza di rendere disponibili agli organi del SSN dati e ricerche.
Gli obiettivi strategici: dal benessere del lavoratore alla cultura della vaccinazione
Nell’ambito degli obiettivi strategici dell’area tumori professionali, si punta, tra le altre mission, a potenziare la rete di collaborazione tra professionisti sanitari, medici del lavoro, dei servizi territoriali, ospedalieri e MMG, “per la tutela della salute dei lavoratori in un’ottica di total worker health“. Insomma, guardare a 360° al benessere del lavoratore. Ma anche favorire una cultura della vaccinazione, come prevede l’area agenti infettivi che mira a recuperare il tempo e le risorse perse con il Covid e a stimolare la sorveglianza epidemiologica. In quest’ottica, rientrano gli screening personalizzati per i soggetti a rischio contando che il 5-10% dei tumori insorge in persone portatrici di una variante genetica ereditaria.
Un sistema “dinamico” che guarda anche alla telemedicina e al digitale
Il Piano vuole integrare i processi di cura: ovvero ha l’obiettivo di “attuare un sistema assistenziale dinamico” che vada a “riequilibrare i ruoli tra ospedale e territorio e garantire una più adeguata attenzione alle cure graduate. Presa in carico “globale, efficace ed efficiente”: queste le parole chiave per affrontare una situazione di cura spesso disomogenea tra le Regioni. Centralità viene data all’assistenza ambulatoriale che – si legge nella bozza “riveste un ruolo rilevante in tutte le fasi del percorso di prevenzione, cura e assistenza del malato oncologico”. Il regime ambulatoriale, nella logica di deospedalizzazione già in corso da anni, si conferma il più vantaggioso per il paziente: si auspica, pertanto, la realizzazione di un ambulatorio dedicato “agli accessi non programmati” con coinvolgimento del personale infermieristico ma anche con uno sguardo rivolto all’innovazione. App per il monitoraggio delle condizioni del paziente e telemedicina vengono indicati come strumenti di grande utilità per l’assistenza domiciliare.
Digitalizzazione che viene citata anche per ciò che riguarda la gestione dell’offerta delle prenotazioni. Che devono muoversi seguendo i parametri della trasparenza, dei livelli di priorità, separazione dei canali per le diverse tipologie di accesso e “unico linguaggio”. Un’espressione con cui si vuole unificare la nomenclatura di tutte le prestazioni specialistiche. Entrando nel merito dell’ospedale, si auspica che “ogni regione possa identificare i Centri (Aziende Sanitarie, IRCCS) preposti alla presa in carico dei pazienti per ogni tipo di tumore, sulla base delle competenze professionali, dei volumi di attività al fine di garantire equità, qualità e sicurezza a tutti i cittadini”.
Il percorso di cura del paziente, dall’ambulatorio all’attenzione per gli adolescenti
In quello che viene delineato come “il percorso di cura del paziente”, vengono menzionati anche le cure simultanee, la “seconda opinione” – ovvero il ricorso al parere di un altro medico nell’ottica di confronto, conferma o modifica della diagnosi – e il Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale che “rappresenta la modalità organizzativo-funzionale più efficiente per la gestione delle patologie oncologiche ed ematologiche”. Inoltre si mira ad ampliare l’integrazione delle attività ospedaliere con quelle territoriali, socio-sanitarie e sanitarie. Grande attenzione viene riservata ai pazienti pediatrici e agli adolescenti per i quali si attiveranno i gruppi oncologici pediatrici internazionali, compreso l’AIEOP, l’Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia.
L’approccio psico-oncologico
Per le cure palliative, ogni Regione dovrebbe predispone un’unità locale dedicata per rafforzarne la presenza, ostacolata dalla pandemia, accanto alle terapie per il dolore. Non di secondaria importanza l’aspetto psico-oncologico: il malato di tumore si ritrova a vivere una condizione psicologica particolare, che condiziona il suo ruolo nella società e nel mondo del lavoro. Pertanto la bozza del Piano prevede un adeguato supporto psicologico e psicoterapeutico.
Il follow-up dei pazienti: sorveglienza, reintegro e “diritto all’oblio”
Il malato oncologico ha bisogno di essere seguito anche al termine delle cure più urgenti. Gli strascichi delle terapie hanno bisogno di sorveglianza, non solo per i rischi di recidiva, ma anche per le limitazioni alla qualità della vità. Necessario – spiega il Piano – garantire ai guariti dal tumore il pieno reintegro nella vita sociale e lavorativa. Si vuole seguire la cosiddetta via del “diritto all’oblio”, già tracciata da quattro paesi nell’Unione Europea. Proprio la Commissione Europea ha previsto una “smart card” del sopravvissuto al cancro. Per migliorare la qualità della vita dei reduci dal tumore, si propongono sistemi di assistenza che vanno dall’esenzione patologica all’aggiornamento della disabilità oncologica presso l’INPS.
Un occhio al futuro
La parte finale guarda avanti al futuro dell’oncologia: in Italia ricerca e innovazione si concentrano sulle nuove acquisizioni nel campo della prevenzione e della diagnosi precoce del cancro. Seguendo le indicazioni europee, si va sempre più verso un’implementazione della ricerca omica e lo sviluppo teragnostico per l’individuazione di nuovi radiofarmaci. E poi un altro ambito di ricerca tocca la vaccinazione terapeutica e preventiva. Tra le innovazioni, la bozza di Piano spinge per l’inserimento a livello nazionale dell'”imaging ibrido” e di quello “multimodale”.
La formazione
Il Piano considera essenziale “la formazione degli operatori sanitari in ambito oncologico” a partire dai corsi universitari. “Una cura del cancro di alta qualità dipende da un personale altamente qualificato”. E la comunicazione, in chiusura, resta un punto focale dall’attendibilità delle informazioni fornite dagli uffici stampa alle campagne di sensibilizzazione.