Crescenti investimenti in sanità non producono necessariamente altrettanti miglioramenti nella salute percepita dai loro destinatari, si tratti dei singoli pazienti o della società nel suo complesso. Parte così, “aprendo una scatola nera”, il volume “Patient-Reported Outcome Measures”, pubblicato da Edra e firmato da Giuseppe Banfi e Federico Pennestrì. Giuseppe Banfi è dal 2007 Direttore Scientifico dell‘IRCCS Galeazzi mentre Pannestrì è Dottore di Ricerca in Filosofia e Scienze della Mente.
Banfi: “I Proms si riferiscono all’esito medico-chirurgico tramite questionari basati sugli stessi criteri utilizzati dal medico”
Banfi spiega a True-News l’approccio Proms: “I PROMS sono un metodo per raccogliere gli esiti dopo un intervento che può essere medico piuttosto che chirurgico o riabilitativo. Una volta effettuata una terapia, basata su farmaci, o un’operazione, vengono raccolti i risultati. Si valuta se la qualità della vita viene migliorata. Negli ultimi anni è diventata abitudine, da parte degli ospedali o delle strutture sanitarie, raccogliere esiti dal paziente al posto del dottore. Può essere un tracciamento pubblico o privato.
Abbiamo quindi una raccolta parallela e indipendente. I Proms si riferiscono all’esito medico-chirurgico tramite questionari basati sugli stessi criteri utilizzati dal medico, validati a livello internazionale e misurati su precise scale”.
Banfi: “Anche le Regioni, con i PROMS, possono analizzare chi lavora meglio rispetto ad altri”
I PROMS si distinguono in specifici – che offrono informazioni più utili in funzione della pratica clinica e dell’aderenza terapeutica – e generici – i quali dispongono una visione olistica del paziente. In entrambi i casi, la loro importanza ha effetti importanti sulle valutazioni dell’operato sanitario. Prosegue Banfi: “Pertanto si può effettuare una comparazione tra diversi servizi e ospedali. E dal monitoraggio – spiega Banfi – si vede l’effettivo miglioramento del paziente. Un dato importante per pazienti, istituzioni o per il cosiddetto terzo pagante, ovvero la Regione. Che può analizzare chi lavora meglio rispetto ad altri”. Adesso, dopo gli Stati Uniti, anche l’Ema sta cercando di far entrare questa metodologia nella valutazione delle sperimentazioni cliniche, farmacologiche o dei dispositivi. Un approccio che guadagna sempre più terreno”.
Il libro di Banfi e Pennestrì colma un vuoto
Il libro di Banfi e Pennestrì colma un vuoto e va offrire un servizio utile sia ai medici e ai ricercatori sia alle associazioni di pazienti. E anche all’industria dei farmaci e dei dispositivi medici. Molte aziende già la utilizzano usufruendo di programmi informatici.
“Tra le quattro coordinate che seguono i PROMs, si distinguono il valore tecnico e quello sociale. Quindi l’impatto del trattamento sulla società. In quest’ultimo caso, l’Europa valuta rapporto tra costi e esiti. Se miglioriamo gli esiti, produciamo valore. Negli Stati Uniti, gli economisti di Harvard lo hanno fissato dal punto di vista economnico mentre nella Ue si considera anche un valore allocativo”.
L’importanza dei QALY
Banfi entra nel merito citando un lavoro di raccolta dati dell’OCSE, in merito alle protesi di ginocchio e anca, uscito nel 2019, a cui ha partecipato anche l’IRCSS Galeazzi: “I dati mostrano l’importanza dei QALY, un’unità di misura impiegata nell’analisi costi utilità che combina insieme la durata della vita con la qualità della stessa. Diventano importanti quanto valgono un anno e un intervento. “Questo argomento dei QALI, in Italia, non è ampiamente accettato per questioni etiche. In Inghilterra un intervento o un farmaco deve costare meno di un certo numero di sterline rispetto a un QALI. Un approccio che valuta la qualità della vita del paziente”.
Un sintomo può essere meno importante per il medico ma impattante per il paziente. Un esempio: “Un certo dolore può essere debilitante per il paziente”. Il cui giudizio diventa importante assieme alla valutazione del medico.
Da qui, quindi, lo sviluppo di buone pratiche nelle varie branche della medicina. Sul diabete ci sono molti studi: l’approccio è entrato già nella sperimentazione di nuovi farmaci per il diabete 1 e 2″, conclude, con tono soddisfatto, Banfi.