di Francesco Floris
In pandemia, come in guerra, tutto è permesso. Ma fra chi si occupa di logistica farmaceutica la notizia che ad occuparsi del trasporto del vaccino di Moderna verso i luoghi di somministrazione finale sia stata Sda, il corriere espresso di Poste Italiane, ha suscitato clamore nell’ultima settimana. Fino a quel momento il coinvolgimento della controllata di Cdp nella campagna vaccinale contro il Covid aveva riguardato lo sviluppo di un sistema informatico insieme ad Eni per il tracciamento delle dosi. Sistema che al momento è in stallo ed è per ora sostituito da meccanismi di interoperabilità fra l’anagrafica sui vaccini in dialogo con i sistemi regionali e i fascicoli sanitari elettronici. Perché il coinvolgimento di SDA nella parte di logistica e distribuzione ha fatto tutto questo rumore? Perché in Italia c’è una legge, la 219 del 2006, che stabilisce per filo e per segno come va gestita la distribuzione e che caratteristiche devono avere i corrieri che si occupano di trasporto farmaceutico. Vero è che il vaccino di Moderna ha caratteristiche che lo rendono più stabile e per un arco di tempo più lungo rispetto a quello di Pfizer, ma rimane il fatto che un corriere espresso, per quanto dotato nel caso di specie di box termici validati, rimane un corriere espresso. Quindi escluso o comunque a margini di quel perimetro legislativo. “Le nostre merci vanno affidate per legge a corrieri coibentati con strutture garantite che mantengono la temperatura durante tutte le fasi di presa in carico, tragitto e consegna” spiega a True Pharma Pierluigi Petrone, Presidente di Assoram, l’associazione degli operatori commerciali e logistici di settore. “Ci sono poche realtà che possono fornire questo tipo servizio molto costoso e che hanno messo in campo ingenti investimenti per adeguarsi alla norma – dice Petrone –. È un controsenso che lo Stato obblighi gli operatori di pharma e salute a utilizzare corrieri che rispettano alcune caratteristiche e poi si affidi a SDA, che è un corriere espresso”. Il tema ovviamente non è solo quello del singolo caso di cronaca e della singola consegna legata alla pandemia. Ma attraversa invece le trasformazioni che il Covid sta imponendo, nella logistica come in svariati altri settori. Per esempio: oltre alla distribuzione primaria del farmaco, come andrà interpretata la legge 219/2006 nel momento in cui anche in Italia dovesse sbarcare il nuovissimo servizio lanciato negli Usa di “Amazon Pharmacy”? “Se Poste o chiunque altro vuole entrare in questo mercato ha tutto il diritto di farlo – dichiara il Presidente di Assoram – ma alle stesse condizioni degli altri operatori”. “In generale – chiude Petrone – la pandemia sta cambiando l’approccio a tante cose, allora troviamo con gli esperti le modalità di modificare la legge in base alle criticità che non venivano prese in considerazione pre-Covid, ma facciamolo nell’interesse dell’industria, della collettività e delle istituzioni”.