Rapporto tra Stato e regioni nella gestione delle politiche sanitarie, carenza di personale, innovazione tecnologica, cambiamenti nella Sanità dopo la “tempesta perfetta” del Covid. I responsabili sanità dei maggiori partiti italiani si sono confrontati all’università Cattolica del Sacro Cuore a Roma. L’incontro, organizzato da Altems (Alta Scuola di Management dei Sistemi Sanitari) dell’Ateneo, è stato il primo dibattito organico sui temi della Sanità durante questa campagna elettorale.
Al centro la questione della “centralizzazione” delle competenze
Più gli elementi in comune che le differenze, tra i vari ospiti presenti. Particolarmente calda la questione della “centralizzazione” delle competenze in ambito sanitario, che in massima parte oggi appartengono alle regioni. Luca Coletto, responsabile Sanità della Lega, assessore regionale in Umbria, apre a sorpresa a un maggiore controllo statale da parte dello Stato. “Con la situazione del Covid ci siamo accorti che mancava il territorio, anche se alcune regioni erano più avanti di altre”, ha esordito Coletto. “Non sono contrario al federalismo sanitario, ma c’è bisogno che tutte le regioni investano sul territorio”. Il leghista infine, rispondendo alla senatrice del M5s, conferma di essere “a favore di un controllo statale sulla Sanità”.
Beatrice Lorenzin: “Bisogna promuovere l’attrattività delle professioni sanitarie”
Tutti gli esponenti politici hanno concordato sul fatto che il Covid ha portato alla luce i nodi scoperti del nostro sistema sanitario. Soprattutto sulla carenza del personale. Medici, ma soprattutto infermieri. Argomenti su cui si è concentrata in particolare Beatrice Lorenzin, ex ministra della Salute, responsabile del Forum Sanità del Pd, che ha denunciato: “Bisogna promuovere l’attrattività delle professioni sanitarie. È inconcepibile che oggi un infermiere guadagni quanto la tata di mio figlio“. Poi la proposta: “Io credo che sul personale sanitario si può immaginare un aumento del Fondo sanitario intorno al miliardo, un obiettivo perseguibile nelle varie leggi di bilancio”.
Forza Italia punta “sulla farmacia dei servizi”
Andrea Mandelli, per Forza Italia, collegato da remoto, ha insistito ancora sul territorio. “Un tassello che è mancato durante l’emergenza Covid e su cui dobbiamo insistere molto”, ha spiegato Mandelli. Che ha rilanciato sulla “farmacia dei servizi”: “Una cosa che io ho proposto nel 2005 e che si è rivelata vincente, Chi poteva pensare che il farmacista potesse essere protagonista di un atto sanitario così importante come la vaccinazione”, la sottolineatura di Mandelli.
Non sono mancati gli attacchi politici
Come quello del prof. Walter Ricciardi, Responsabile Sanità di Azione. “I soldi per la sanità li troviamo da una mentalità politica che non spende 38 miliardi in Superbonus, con 7 miliardi di truffe accertate”, l’attacco al M5s. A cui risponde, in collegamento la se senatrice Cinque Stelle Mariolina Castellone: “Non possiamo considerare come debito un investimento che ha spinto il Pil del nostro Paese”. I fine visioni divergenti sul Mes sanitario, strumento difeso da Anna Maria Parente di Italia Viva: “Sarebbe scellerato non prendere questi soldi”. Risponde Castellone: “Si tratta di uno strumento vecchio, figlio dell’austerity, ora abbiamo uno strumento diverso che è il Pnrr”. Piccole diversità di opinioni, in un dibattito all’insegna dello “spirito di comunità” che anima tutti gli esponenti politici che si occupano di sanità.