Un probiotico e una proteina naturale potrebbero contribuire alla prevenzione del Covid-19 e alleviare i sintomi associati all’infezione. Sono queste le conclusioni di uno studio in vitro a cui hanno partecipato le Università di Padova e Milano, pubblicato sulla rivista Gut microbes.
Nello studio sono stati indagati gli effetti immunitari antivirali e l’attività anti-SARS- CoV-2 di tre ceppi probiotici di Lacticaseibacillus (L. paracasei DG, L. rhamnosus GG, L. paracasei LPC-S01), da soli o in combinazione con la lattoferrina, utilizzando una linea cellulare epiteliale intestinale.
Pregliasco: “I probiotici possono ridurre severità delle infezioni”
«L’infezione da SARS-CoV-2 si diffonde principalmente attraverso droplets e secrezioni respiratorie, ma il tratto intestinale potrebbe essere un altro potenziale canale di infezione, e circa nel 17% dei casi i sintomi respiratori sono associati a disordini gastrointestinali. Questi dati suggeriscono che il tratto gastrointestinale potrebbe essere una locazione di attività e replicazione virale» spiega Fabrizio Pregliasco, Direttore Sanitario all’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano e tra gli autori dello studio. «I probiotici agiscono sia sul sistema immunitario innato sia su quello acquisito e hanno il potenziale per ridurre la severità delle infezioni nel tratto gastrointestinale e in quello delle alte vie respiratorie. Esplicano la loro attività antivirale grazie a un’interazione diretta con il virus, la produzione di metaboliti antivirali, la stimolazione della risposta dell’interferone di tipo I e la produzione di anticorpi contro il virus. Il potenziale dei probiotici nel ridurre il rischio e la severità delle infezioni virali del tratto respiratorio è anche supportato da studio clinici e sperimentali su influenza, rinovirus e virus respiratorio sinciziale. Finora questi effetti non erano stati testati sul Covid-19, ma alcuni probiotici avevano dimostrato un’attività antivirale verso altri coronavirus. La lattoferrina ha mostrato effetti antivirali, immunomodulanti e antinfiammatori, per cui la nostra ipotesi, confermata dallo studio, riguardava la possibile sinergia tra probiotico e lattoferrina».
“La lattoferrina ha mostrato effetti antivirali”
I risultati confermano che i tre probiotici stimolano a livelli differenti l’attività antivirale, ma L. paracasei DG risulta il più efficace. Tra i probiotici testati L. paracasei DG si è dimostrato, infatti, il più promettente in termini di attività immunomodulante antivirale ed è stato in grado di indurre l’espressione dei geni coinvolti nella risposta antivirale, quali IFNA1 e IFNB1 (citochine antivirali), TLR7 e IFIH1 (coinvolti nel riconoscimento del virus), IRF7 e MAVS (partecipano alle vie di segnalazione della risposta antivirale).
Il ceppo Lacticaseibacillus paracasei DG riduce significativamente l’espressione di geni coinvolti nell’immunità antivirale protettiva e previene l’espressione di geni pro-infiammatori attivati dall’infezione da SARS-CoV-2. In particolare, Lacticaseibacillus paracasei DG, oltre a inibire l’infezione in vitro, influenza positivamente l’attività antivirale della lattoferrina e aumenta significativamente la sua attività anti-SARS-CoV-2 nelle cellule epiteliali intestinali Caco-2. «Il nostro lavoro mostra che il ceppo Lacticaseibacillus paracasei DG è un promettente candidato con un potenziale di profilassi contro l’infezione» commenta Pregliasco. «Non soltanto viene confermata l’attività antivirale del L. paracasei DG, ma anche la sua abilità di sopprimere del 50% la replicazione in vitro del SARS-CoV-2. I batteri lattici, come L. paracasei DG, producono un’ampia varietà di composti antimicrobici, quali perossido di idrogeno, acido lattico e sostanze battericide, capaci di ridurre la carica virale».
Risultati? Sì ma con il probiotico giusto
Questi risultati, che non sono stati osservati con gli altri due ceppi testati, dimostrano quanto sia importante scegliere il giusto probiotico. I risultati sono decisamente positivi, per cui cresce l’attesa di una conferma in una successiva sperimentazione in vivo. «Certamente. Gli effetti benefici e antivirali dei probiotici e della lattoferrina nell’uomo ci inducono a pensare che la loro associazione possa confermare i dati del nostro lavoro anche in un futuro studio in vivo» conclude Pregliasco.
Articolo a cura di Marco Strambi