Quali sono alcune possibili applicazioni dell’intelligenza artificiale in ambito socio-sanitario? Come gestire la tutela della privacy senza creare eccessivi paletti per la ricerca? True-News.it ne ha parlato con Marco Armoni, Professore Associato della New York University, esperto internazionale di cyber security e di recente nominato Presidente del Comitato Scientifico dell’Ente Nazionale per la Trasformazione Digitale (ENTD).
All’incontro promosso dall’Ente Nazionale per la Trasformazione Digitale presso la Camera dei Deputati lo scorso 15 gennaio è intervenuto parlando delle opportunità di utilizzo dell’intelligenza artificiale in campo socio-sanitario con un taglio molto pragmatico.
Esatto. Da scienziato provo a immaginare l’utilità delle tecnologie e della loro applicazione. Innanzitutto, ho provato a parlare del rapporto tra IA e posti di lavoro. C’è un trend generale orientato a un timore generale che l’intelligenza artificiale possa sottrarre posti di lavoro. Non è così, anzi, l’IA deve essere concepita come un ausilio ai lavoratori.
In che misura questo si declina nel settore socio-sanitario?
Può supportare, ad esempio, l’assistenza da remoto. Pensiamo a come monitorare lo stato di salute di una persona con disabilità tramite l’uso di IA possa velocizzare l’intervento in casi di necessità contattando personale sanitario, Oss, servizi sociali. Un altro scenario è quello di un utilizzo dell’IA per aiutare gli infermieri di triage e i medici a gestire i pazienti nei pronto soccorso, capendo cosa un paziente sta vivendo e provando, che problemi riscontri. Quando si arriva in un pronto soccorso, infatti, spesso per carenza di personale, dal triage alla prima visita passa un lungo lasso di tempo. A cui se ne aggiunge altro per approdare alle analisi. Un’entità di IA capace di monitorare, comprendere e dialogare aiuterebbe a decongestionare le sale d’attesa.
Insomma l’IA potrebbe aiutare a analizzare in tempo reale lo stato di salute di un paziente nel migliore dei modi?
Sì e non solo. Poniamo il caso di un paziente che si ripresenta in ospedale. Capire perché avviene questo secondo passaggio costa molto al sistema sotto forma di visite e controlli. L’IA può aiutarci a elaborare i dati e accelerare questo processo. E anche a prevenire complicazioni. Faccio un esempio: negli Stati Uniti esistono piattaforme che monitorano i profili social degli utenti. Quando manifestano tendenze di depressione e isolamento, esiste addirittura un’app che attiva i servizi sociali e i presidi medici per prevenire tendenze suicide.
Rispetto a casi di questo tipo, si pone un tema fondamentale: la questione annosa della gestione dei dati. Anche Agenas ha messo dei paletti in tal senso. Cosa ne pensa?
La privacy va rispettata, abbiamo un testo d’eccellenza, il GDPR, che fa scuola nel mondo e che spiega bene cosa deve esser fatto quando si usano piattaforme di IA che trattano dati sensibili come quelli sanitari. Tuttavia, noto che il nostro Paese è agli ultimi posti nei ranking internazionali legati alla ricerca: non si fa altro che mettere paletti e regole già obsoleti quando introdotti. E questo blocca la ricerca sull’IA e le sue applicazioni. Sono per la difesa dei dati personali e della privacy, per la sicurezza delle informazioni e la trasparenza per il loro utilizzo. Però facciamo sempre attenzione: il sistema di intelligenza non possiede i dati, ma si limita ad elaborarli. I dati, in caso sanitario, risiedono ad esempio nei dispositivi che li trasmettono. Lo storage avviene quindi da un’altra parte. Sulla sicurezza di questa conservazione si devono applicare le norme di cyber security, non sull’utilizzo dei dati.
Su queste premesse, quali sono le linee di indirizzo e tendenza che con l’ENTD intendete portare avanti?
L’ente si occupa di digitalizzazione come obiettivo di sistema. Come comitato scientifico intendiamo portare avanti innanzitutto la divulgazione sul mondo digitale. Esiste sul tema moltissima confusione e un grande divario generazionale che va colmato. Pensiamo al rapporto interno a una famiglia con genitori non nativi digitali. Una divulgazione in questo senso ha un elevato valore sociale e va promossa. Un’altra questione su cui andremo a focalizzarci è quella appunto dell’applicazione dell’IA vista ad ampio raggio. Io mi occupo principalmente del rapporto tra sanità e digitale, ma ovviamente esistono tutta una serie di mondi in cui c’è necessità di capirne la declinazione. Cercheremo, per tutti questi mondi, di fornire linee guida per ottimizzare la governance dell’IA in maniera più uniforme.
Il mondo della tecnologia, insomma, è complesso: non si vive di soli dati…
Sì, spesso nella lettura collettiva sull’IA si sente parlare molto di analisi dei dati. Penso sia prioritario parlare di servizi e uso dell’IA in collaborazione con lo sviluppo sociale, in settori cruciali come quello della sanità. E in un sistema come quello italiano è bene che progetti di sviluppo delle applicazioni dei servizi che sfruttano l’IA partano in questo campo anche solo in forma sperimentale. La Lombardia potrebbe essere un terreno ideale di sperimentazione. Questi progetti, peraltro, non hanno nemmeno un costo proibitivo. Un sistema come quello lombardo, che porta i suoi dispositivi in cloud, potrebbe operare anche in sinergia con gli operatori del cloud stesso. L’analisi dei dati è solo la superficie e una parte del tutto. Dietro c’è un mondo più ampio e tutto da esplorare.
Armoni sarà anche tra i relatori del convegno EcoDigital: ACT NOW! in programma venerdì 2 febbraio a Milano.