Un’elevata eterogeneità regionale di spesa, 66,7 miliardi spesi nel 2021 con le proiezioni che evidenziano un incremento di spesa fino a 70,7 miliardi nel 2028. Sono alcuni dei dati che emergono dalla seconda edizione del Patient Access Network (PAN), progetto promosso da ALTEMS, l’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con MCO International.
Patient Access Network, gli obiettivi
L’obiettivo del Patient Access Network (PAN) è quello di promuovere la centralità del paziente all’interno del panorama sanitario italiano. Il progetto coinvolge attivamente le associazioni dei pazienti, le società scientifiche, le istituzioni e i privati nella discussione di tematiche e nell’identificazione di proposte e soluzioni atte a promuovere l’accesso a dispositivi medici, nuovi approcci terapeutici e servizi sanitari. Il fine è quello di indirizzare istituzioni e privati verso output appropriati in termini di dotazioni infrastrutturali, definizione degli ambiti di cura e designazione di percorsi diagnostico-assistenziali per migliorare la qualità di vita dei pazienti.
Demografia e costi
24 milioni di italiani soffrono di patologie croniche e di questi 12,5 milioni soffrono di multi-cronicità. Le proiezioni indicano che nel prossimo decennio il numero di malati cronici salirà a quota 25 milioni. La multi-cronicità comprende ipertensione arteriosa, ictus ischemico, malattie ischemiche del cuore, scompenso cardiaco congestizio, diabete mellito tipo II, BPCO, asma bronchiale, osteoartrosi, disturbi tiroidei e altre patologie.
Si riscontra un’elevata eterogeneità regionale di spesa. Inoltre, la recente pandemia ha fortemente evidenziato la necessità e l’importanza dei servizi a valore aggiunto per garantire la continuità delle cure nei pazienti con condizioni croniche. Costi nel 2021: 66,7 miliardi. Le proiezioni evidenziano un incremento di spesa fino a 70,7 miliardi nel 2021. Il secondo rapporto annuale sulla diffusione dei servizi a valore aggiunto riporta che il 94% dei pazienti utilizza servizi dedicati al monitoraggio a distanza e/o servizi di consegna di dispositivi medici a domicilio
Health Technology Assessment (HTA)
Grande spazio è dedicato al processo di Health Technology Assessment (HTA) , un processo multidisciplinare che sintetizza le informazioni sulle questioni cliniche, economiche, sociali ed etiche connesse all’uso di una tecnologia sanitaria, in modo sistematico, trasparente, imparziale e solido. Il suo obiettivo è contribuire all’individuazione di politiche sanitarie sicure, efficaci, incentrate sui pazienti e mirate a conseguire il miglior valore. Il position paper fa notare come sia “importante capire i fabbisogni e quali tecnologie fanno raggiungere gli obiettivi di sistema, per evitare di sprecare uno strumento importante come l’HTA. È fondamentale valutare il percorso e non la sola tecnologia: l’HTA va utilizzato in maniera selettiva, su tecnologie con determinate caratteristiche”.
Inoltre – prosegue l’analisi – risulta “importante dare un’idea di quante risorse servono per gestire un percorso con queste caratteristiche. I processi di HTA si devono integrare, i report che vengono da altri sistemi vanno guardati con interesse evitando al contempo ridondanze nella valutazione delle stesse tecnologie, rendendoli complementari alle nostre esigenze. Nonostante gli sforzi di condivisione profusi negli ultimi anni, il processo di definizione delle priorità a livello regionale, nell’ambito delle attività di governo dell’HTA in Italia, appare ancora eterogeneo, sia nel grado di esplicitazione del processo, che dei criteri che lo governano”.
HTA, gli spazi e la formazione
Un requisito di qualità della governance dell’HTA è agganciarla necessariamente ai processi di acquisto. Se si implementa come governance del SSN non può essere disattesa. Altro importante aspetto da considerare è la possibilità che le attuali infrastrutture non siano adeguate a recepire le tecnologie innovative. Dunque, un altro rischio è quello di avere una tecnologia innovativa, ma non gli spazi infrastrutturali adeguati al suo collocamento, senza considerare ingenti investimenti. L’analisi di una tecnologia sanitaria non può prescindere dall’analisi del contesto organizzativo in cui sarà collocata. È comunque importante ricordarsi che l’innovazione tecnologica deve andare di pari passo con aspetti di integrazione informatica, con una conseguente, necessaria ed adeguata formazione del personale sanitario dal punto di vista dell’utilizzo delle tecnologie innovative. In ultimo, si sottolinea l’importanza di definire indicatori per la valutazione dell’impatto di queste tecnologie e degli investimenti ad esse legate (PNRR).
Farmaci e dispositivi medici, la distribuzione domiciliare
Si passa poi all’analisi dei Servizi a valore aggiunto per le tecnologie sanitarie (farmaci e dispositivi medici) e della distribuzione domiciliare. Lo studio evidenzia “l’importanza di avere un quadro normativo chiaro che sia condiviso tra tutte le regioni e gli enti attuatori delle stesse (ASL) è imprescindibile per poter adeguare il livello dei servizi offerti ad una equità di accesso agli stessi che sia uniforme sul territorio. Questo permetterebbe di superare la logica della «sola tecnologia» da fornire al paziente rispetto ad una soluzione più ampia che correli tecnologia e servizio a valore aggiunto prodotto dalle aziende. Le associazioni pazienti possono essere uno stakeholder importante per generare quell’attenzione verso i servizi che vengono a creare valore per il paziente e il sistema sanitario”.
Così il Pan propone di: garantire una reale connessione tra valorizzazione dei servizi a valore aggiunto erogati e modalità di rimborso, delle tecnologie ad essi collegati (es. farmaci) e omogeneizzare le tariffe sul territorio; partnership pubblico-privato per la co-creazione dei servizi richiesti dal territorio e dai pazient; connettere i servizi a valore aggiunto alle gare erogate dalle centrali di committenza e misurare e valutare i servizi a valore aggiunto nella prospettiva delle associazioni pazienti (patient preference).
La rivoluzione digitale in sanità: nuovi approcci, workflow e scenario normativo nazionale/regionale
Nell’ambito della digitalizzazione del settore sanitario, emerge “la necessità di un’architettura centralizzata da parte delle ASL, o comunque del Servizio Sanitario Regionale (SSR) o SSN, al cui interno si inseriscono le varie aziende sanitarie. Ad oggi sono molte le strutture digitale che sono state messe in piedi dai diversi sistemi informativi, ma non si è mai lavorato in ottica di «ecosistema del dato». Altro aspetto importante da considerare sono i modelli organizzativi, i quali devono sottendere all’applicazione del digitale: l’evoluzione della sanità verso percorsi che tendono all’home delivery, così come l’integrazione con altri professionisti del territorio (es. farmacia dei servizi). Infine, emerge la necessità di una regia centrale e robusta per far in modo che tutti questi interventi siano uniformi, omogenei, e coerenti tra di loro. Le piattaforme regionali non possono innestarsi su infrastrutture digitali di vecchia generazione: adeguare e velocizzare le infrastrutture digitali su tutto il territorio (es. 5G).
È ormai chiaro – si legge nel paper – come la condivisione di informazioni sensibili del singolo cittadino/paziente è fondamentale nell’ottica di ottenere al contempo una programmazione sanitaria di alto livello nonché una misurabilità del reale valore da essa generata. Non è più accettabile utilizzare la «tutela della privacy» come alibi per il rallentamento dell’evoluzione digitale. Va trovato un nuovo bilanciamento. L’aspetto della sicurezza informatica è di fondamentale importanza sia nell’ottica di garanzia e tutela della privacy sia nella funzionalità dei sistemi di governo (ospedali, rete ospedaliere, …).