Alla prima tappa di Salute, un bene del territorio. I presidi territoriali e il futuro della sanità”, il roadshow promosso da Federfarma Lombardia con il supporto organizzativo di Inrete, per raccontare la recente riforma sanitaria lombarda, ha preso parte anche Letizia Moratti, vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Lombardia, in prima linea per il miglioramento della sanità nella regione dopo il duro colpo inferto dal Covid.
Racconta a True-News.it: “E’ la prima tappa di un percorso che ci vedrà in tutte le province per illustrare il potenziamento della sanità territoriale. Abbiamo scelto Lodi perchè primo territorio colpito dalla pandemia. La legge ha l’obiettivo di prendere in carico della persona e non della malattia attraverso la rete di strutture territoriali, composte dalle Case di Comunità. Luoghi dove la persona trova accoglienza e orientamento in base alle sue esigenze. Dove si integra il lavoro dei medici generali con gli infermieri e gli specialisti: si offrono risposte mirate ai bisogni.
La casa, primo luogo di cura
Gli ospedali di continuità realizzano una continuità assistenziale tra la comunità e la casa per quei pazienti che hanno bisogno di cure di breve necessità e durata. La riforma vuole far sì che la casa diventi il primo luogo di cura. Per non ingolfare gli ospedali. “L’assistenza domiciliare è fondamentale in una sanità di prossimità, che integra le tematiche di cura e di prevenzione con quelle sociali e assistenziali”.
Non mancano nei programmi della riforma il sostegno psicologico: “Vogliamo alleggerire il carico delle famiglie che hanno tra le mura domestiche una persona da curare. Un’esigenza importante per una popolazione che invecchia e va incontro a problemi di cronicità e di fragilità”. La sanità lombarda guarda all’innovazione e al digitale con “strumenti come la telemedicina, la televisita e la telerefertazione”, aggiunge Moratti.
Le liste d’attesa
Il Covid ha fatto emergere il problema delle visite rimaste in sospeso. Le liste d’attese sono ancora lunghe ma Regione Lombardia è attiva in direzione del loro alleggerimento: “Attraverso un monitoraggio struttura per struttura, siamo riusciti a diminuire i tempi d’attesa portando il rispetto dei tempi target del 70 al 75%. Non è ancora un numero sufficiente. Per questo motivo, con una delibera della giunta, ho investito 100 milioni per il recupero delle liste: siamo così riusciti a recuperare 522mila prestazioni ambulatoriali e 17mila interventi”.
Il sistema della premialità
Ma ancora non bastava: “Pertanto ho portato in giunta una delibera per creare un sistema penalizzante per le strutture private, accreditate, che non rispettano i tempi d’attesa. A seconda dei giorni di sforamento, la Regione decurta loro le risorse dal 5 al 50%”. Dal primo aprile il meccanismo è stato applicato ai ricoveri chirurgici oncologici, la scorsa settimana è stata esteso anche alle visite ambulatoriali e diagnostiche. “Mi aspetto che attraverso questo sistema, ci sia un miglioramento sostanziale. Vigilerò perché è un tema di equità sociale”.
La sperimentazione sugli orari delle visite
Nel frattempo, è stata avviata una sperimentazione che estende gli orari delle visite diagnostiche: “Siamo appena partiti e proseguiremo per dodici mesi. Anche questo contribuirà al rispetto dei tempi. E’ una misura significativa, ad esempio, per le mamme che hanno una giornata estremamente lunga. O alle donne che hanno necessità di curare i propri genitori. La possibilità di effettuare visite dalle 20 alle 24 nei festivi e nei pre-festivi è sicuramente importante”.