Sarebbe di una o due miliardi la cifra che il Governo dovrebbe inserire nella Manovra di Bilancio in favore della Sanità. Come riporta il Corriere della Sera, Meloni deve ancora decidere se orientare eventualmente l’impegno verso il fondo sanitario nazionale — per il funzionamento del sistema — o sul rinnovo dei contratti. In ogni caso, la sanità resta centrale nei ragionamenti della premier e del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
Manovra, le richieste della Commissione Europea
Che deve dar conto delle esigenze della Commissione europea la cui priorità è “un rapido accordo sulla revisione delle regole di bilancio e di altri elementi del quadro di governance economica”, coma ha dichiarato il portavoce, Daniel Ferrie: “Pertanto – si legge sul quotidiano di via Solferino – la Commissione invita il Parlamento europeo e il Consiglio a raggiungere un accordo sulle proposte presentate nell’aprile di quest’anno il più rapidamente possibile, in modo da rispondere adeguatamente alle sfide future“. E Giorgetti ha risposto dichiarando che “cerchermo di attenerci agli obiettivi di responsabilità”.
Fondi per la Sanità, opposizioni all’attacco
Di certo c’è che entro il 10 settembre i ministri dovranno presentare le proposte di risparmio (l’obiettivo del Mef è 1,5 miliardi in tre anni). E sul punto si sono levate le polemiche delle opposizioni. “È chiaro — ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein — che non hanno i soldi per mantenere quanto promesso». Per i dem “è fondamentale mettere le risorse dove hanno dimenticato volutamente di metterle nella scorsa manovra, in primis nella sanità”.
Calenda: “Ci vogliono 10 miliardi solo per smaltire le liste d’attesa”
Opinione simile a quella di Carlo Calenda (Azione): “Gli italiani spendono 41 miliardi per curarsi, ci vogliono 10 miliardi solo per smaltire le liste d’attesa“.
Critiche anche da Italia Viva: “In Italia non esistono capitoli di spesa dai quali non si può togliere neanche un euro. Direi che su sanità e istruzione oltre a spendere meglio occorre anche spendere di più“. A dirlo in un’intervista a L’Identità è Luigi Marattin, economista e deputato di Italia Viva. “Un paese con 3mila miliardi di debito pubblico non dovrebbe neanche guardarle le regole fiscali europee. Dovrebbe voler autonomamente ridurre il debito, senza che nessuno lo obblighi a farlo, per spostare risorse dal pagamento degli interessi a scopi più produttivi (welfare, riduzione pressione fiscale) e per non pregiudicare il futuro di chi verrà dopo di noi”.