Si è tenuto lo scorso 29 marzo, a Palazzo Piacentini, il primo tavolo per il settore farmaceutica e biomedicale.
Il Tavolo è stato presieduto dal ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso e dal ministro della Salute, Orazio Schillaci. Presenti anche i sottosegretari, Massimo Bitonci e Marcello Gemmato, i rappresentanti delle aziende farmaceutiche, i rappresentanti delle aziende biomedicali, i rappresentanti della Conferenza Stato-Regioni, i sindacati e le associazioni di categoria. Il settore farmaceutico – evidenzia una nota – ha vissuto negli ultimi anni una grande trasformazione, diventando un settore strategico e di primaria importanza nel quadro della politica industriale nazionale e globale.
L’intera filiera ha infatti avviato in tutto il mondo politiche pubbliche di attrazione investimenti che stanno determinando le scelte localizzative per i prossimi 10 anni, cambiando di fatto i rapporti di forza tra Paesi e continenti. In questo scenario è diventato essenziale un profondo cambiamento verso politiche volte ad aumentare l’autonomia strategica dell’Italia e azioni per incrementare gli investimenti delle aziende del settore.
Farmindustria: “Per la prima volta in Italia connessione tra politica sanitaria e la politica industriale”
“L’incontro a Roma con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha un valore straordinario e conferma l’approccio innovativo e aperto del Governo per rispondere alle molte e complesse sfide che il contesto internazionale pone all’industria farmaceutica in Italia. Un settore strategico per la salute, gli investimenti, l’occupazione e la sicurezza nazionale che finalmente riceve prime risposte positive come i decreti attuativi sugli studi clinici”. Cosi’ Farmindustria in una nota che segue l’avvio del primo tavolo sul settore.
Il nostro Paese – ricordano ancora da Farmindustria – è leader in Europa e le imprese vogliono continuare a investire e a creare occupazione di qualità, per far vincere all’Italia la competizione globale in atto nelle life sciences”. Farmindustria considera l’incontro “estremamente positivo anche perchè ha interconnesso finalmente e per la prima volta in Italia la politica sanitaria e la politica industriale. Che possono cosi’ concorrere in un’azione sinergica alla qualita’ dell’accesso alle cure dei cittadini e all’attrazione degli investimenti.
Urso: “Oggi l’industria farmaceutica è centrale e strategica su scala globale”
Il , infatti – prosegue la nota – nasce dall’esigenza di aumentare, alla luce della sua strategicità in Italia e in Europa, gli investimenti per salute, crescita, occupazione e sicurezza. Per questo motivo è fondamentale definire un piano di politica industriale e l’aumento dell’attrattività dell’Italia per gli investimenti nel settore. “Oggi l’industria farmaceutica – ha commentato Urso – è centrale e strategica su scala globale. Dobbiamo sviluppare investimenti nel settore e attrarne di nuovi e utilizzare al meglio gli strumenti che abbiamo.
La politica industriale italiana – ha continuato – deve essere al passo. La pandemia ci ha insegnato quanto importante sia l’industria farmaceutica e quanto necessario sia raggiungere una autonomia strategica su ricerca e approvvigionamenti. Per questo – ha concluso il ministro – è importante il coordinamento tra il sistema sanitario e quello industriale”.
Schillaci: “Molto utile un confronto con tutti gli stakeholder del settore”
“Si tratta di un tavolo molto importante – ha spiegato il ministro Schillaci – dall’innovazione in campo farmacologico e farmaceutico possono venire nuove cure per i malati, come è stato dimostrato soprattutto nel periodo che abbiamo appena vissuto. Sarà, quindi, molto utile un confronto con tutti gli stakeholder del settore“. L’industria farmaceutica in Italia conta più di 235 aziende con almeno 10 addetti e rappresenta uno dei principali poli a livello europeo e mondiale. Nel centro nord ci sono l’87% delle imprese e il 91% degli addetti.
Le prime 5 regioni per addetti sono Lombardia (24 mila addetti diretti, 53 mila con i fornitori diretti), Lazio (13 mila addetti diretti, 29 mila con i fornitori diretti), Toscana (7 mila addetti diretti, 16 mila con i fornitori diretti), Emilia Romagna (5 mila addetti diretti, 11 mila con i fornitori diretti) e Veneto (5 mila addetti diretti, 10 mila con i fornitori diretti).