Nei primi mesi della pandemia hanno messo in campo personale, energie e strumentazione. E oggi fanno un bilancio. “La nostra funzione? Essere un centro servizi a supporto del cittadino e del medico” dice la dottoressa Giovanna Scienza, vice presidente della Società Cooperativa Medici Insubria, parlando con True Pharma ad Albizzate (Varese) a margine dell’evento “La riforma socio sanitaria della Lombardia”. Anche per loro, le cooperative di medici, inizia una fase nuova. Sono 43 in tutta la Lombardia. La coop “Medici Insubria” sul territorio del varesotto raccoglie circa 300 medici che diventano 500 con la “consorella” di Bergamo per oltre 60mila pazienti cronici presi in carico. Nate proprio in virtù della ultima riforma regionale del settore socio-sanitario nel 2015, decollate solo a macchia di leopardo sul territorio, oggi sono chiamate anche loro a un compito nuovo, a un ripensamento del proprio servizio e a reclamare un ruolo in Lombardia figlio anche dell’esperienza pandemia. Un momento che “abbiamo vissuto in modo travolgente -dice Giovanna Scienza – ma siamo stati anche la ‘casa comune’ dove già da marzo del 2020 ci si è trovati, si è condiviso il percorso clinico-assistenziale e si è avuta la capacità di dare ai nostri colleghi medici supporto e dispositivi in quella fase introvabili”. Perché se a luglio 2021 fa quasi sorridere pensare di non avere una sufficiente dotazione di mascherine, “in quelle prime settimane abbiamo dovuto fornire presidi che non si trovavano ai medici della nostra zona”.
Che lezione trarre? “Che accanto al medico che lavora e produce il piano assistenziale, come da normativa regionale, c’è un centro servizi a supporto del cittadino e del medico. È questa la nostra innovazione, la funzione organizzativa che è stata molto presente nei mesi del 2020” dice la vice presidente sciorinando i “loro” numeri: messo in campo oltre mille saturimetri per il controllo della popolazione locale solo nelle prime settimane, la cooperativa ha avuto un ruolo di raccordo con specialisti e ospedali nello slittamento e la riprogrammazione di visite e accertamenti per conto dei pazienti. Ma l’azione di cui vanno certamente più fieri “è la piattaforma di sorveglianza a domicilio – spiega Scienza – che ci ha permesso di mettere in monitoraggio nei primi mesi della pandemia 5.400 pazienti, un numero molto alto anche rispetto a infrastrutture più grandi della nostra, e questo è accaduto proprio perché facciamo medicina organizzata e di prossimità”. Hanno organizzato punti tampone nel 2020. Nel 2021 hanno coadiuvato la campagna vaccinale con la presenza in 4 hub del territorio sottostante ad Ats Insubria, dove con 300 medici di medicina generale hanno effettuato più di 200mila vaccinazioni. Il futuro? È senza ombra di dubbio “la medicina di prossimità organizzata”.
“Noi siamo una realtà che è già oggi l’embrione delle Case di Comunità previste dal Recovery Plan – chiude Giovanna Scienza – e nell’ambito della riforma sanitaria lombarda ci proponiamo come un’iniziale esperienza, già concreta, di possibilità sul territorio del rapporto con il cittadino, con la rete e con le istituzioni”.