La nuova legge di Regione Lombardia sulla presa in carico e la lotta contro le dipendenze patologiche accoglie il parere positivo delle realtà che lavorano sul territorio.
Feder: “Non pensiamo solo alla riduzione del danno”
“Non c’è solo la presa in carico del ragazzo ma anche della famiglia”, ha commentato Simone Feder, coordinatore dell’area giovani e dipendenze della Comunità Casa del Giovane di Pavia in un incontro sul tema tenutosi sabato 2 aprile a Palazzo Pirelli. Che ha aperto gli occhi anche sullo spaccio. “L’ho detto in commissione antimafia, c’è una rete di smercio molto forte. Ragazzi che da Pavia, usciti da scuola, prendevano il passante per Rogoredo, e peregrinavano per il bosco in cerca di droghe. Faceva figo andare a Rogoredo: come se fosse un rito iniziatico”. “Il problema non è la droga, è il disagio. L’emergenza non riguarda solo cosa viene assunto ma per quale motivo. Arrivano nuove sostanze dagli Stati Uniti, come il fentanyl, che spero non dilaghi in Italia. Il sistema va rivisto, siamo troppo ingessati. Bisogna scuotere anche a livello centrale: non possiamo avere una legga ferma agli anni Novanta. Non si può parlare solo di riduzione del danno“.
Farneti: “Serve una visione moderna delle dipendenze”
“Bisogna offrire alternative a chi cade nel tunnel della droga. Questa legge cerca di non cronicizzare le persone cioè evita che si alterni un periodo di disintossicazione e e uno di ricaduta”, ha aggiunto, con enfasi, Pietro Farneti, consigliere delegato della Fondazione Eris e Presidente di Ser.Co.Re. “E’ da evitare anche l’etichettamento: la droga è dovunque, anche in ambienti insospettabili. Serve un nuovo paradigma pertanto questa nuova legge deve essere applicata: ha una visione moderna delle dipendenze. Non c’è più il tossico o l’alcolista. Lo scenario vede consumare sostanze anche da parte di persone perfettamente inserite nella società”.
Fuori dai luoghi comuni
I luoghi comuni, infatti, sono facili da essere tirati in ballo. Fabio Ilacqua, produttore della video-indagine sociale “Drugs”, con il suo documentario in lavorazione, tenterà di rovesciare stereotipi superati. “Stop allo stigma e all’emarginazione: è necessario stabilire relazioni con questo tema ed entrarvi più in profondità nelle dipendenze. Trattarle come segno di un disturbo. E questa legge permette di farlo”.
La storia di Giorgia, i danni del consumo occasionale
“Io sono viva grazie ai medici. Ogni giorno devo assumere un farmaco che mi tiene in vita ma da cui sono dipendente”. Giorgia Benusiglio a 17 anni ha assunto mezza pasticca di ecstasy. “La cavolata più grande della mia vita – ha raccontato nel convegno la ragazza. Nel giro di una settimana mi sono ritrovata con il fegato in necrosi. Avevo solamente sei ore di vita. Mi ha salvato un trapianto ma ora devo continuare, ogni giorno, con un farmaco”.
“Accettare la cicatrice fisica è facile, accettare la ferita dell’anima meno. Ho deciso perciò di portare la mia esperienza in giro per l’Italia: prima come volontaria, poi ho deciso di iscrivermi all’Università, ho lavorato nelle carceri e nelle comunità. Credo sia importante parlare, non solo di abuso, ma di consumo occasionale. Perché anche quello può essere letale”.