La spesa farmaceutica in Italia? Nel 2020 è stata pari a 30,5 miliardi di euro. Una cifra pari al 2019, con la pandemia che non ha quindi incrinato, né fatto esplodere, la richiesta di farmaci da parte di cittadini e servizio sanitario. La spesa pubblica, con un valore di 23,4 miliardi, rappresenta il 76,5% della spesa farmaceutica complessiva e il 18,9% della spesa sanitaria pubblica, ha fatto segnare un meno 0,8% rispetto all’anno precedente. Sono i numeri principali numeri del Rapporto Nazionale 2020 “L’Uso dei Farmaci in Italia”, realizzato dall’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali (OsMed) dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) e presentato il 23 luglio 2021. fornisce una descrizione sempre più esaustiva e critica dell’assistenza farmaceutica nel nostro Paese.
Il report, che descrive l’uso dei farmaci attraverso i diversi flussi informativi disponibili che consentono di ricomporre l’assistenza farmaceutica in ambito territoriale e ospedaliero sia a carico del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) che tramite l’acquisto privato da parte del cittadino, quest’anno presenta alcune novità. A cominciare dagli approfondimenti sui farmaci biologici a brevetto scaduto, sui biosimilari e dell’ampliamento della lista di categorie terapeutiche analizzate. Sia sul versante dell’assistenza farmaceutica pubblica (dagli antiemicranici, ai radiofarmaci e mezzi di contrasto, ai farmaci utilizzati in condizioni critiche o per il COVID-19) sia di quella privata come gli antitussivi e gli antistaminici. Le novità analizzate mostrano che i farmaci a brevetto scaduto hanno costituito il 67,6% della spesa e l’84,8% dei consumi in regime di assistenza convenzionata di classe A nel 2020. La quota percentuale dei farmaci equivalenti, a esclusione di quelli che hanno goduto di copertura brevettuale, ha rappresentato il 20,5% della spesa e il 30,7% dei consumi. Dal confronto internazionale emerge come in Italia si evidenzia una bassa incidenza della spesa per i farmaci equivalenti rispetto agli altri Paesi europei. Al contrario la penisola si posiziona al secondo e al primo posto nell’incidenza della spesa e del consumo per i farmaci biosimilari. Nel confronto sui prezzi emerge come l’Italia, considerando sia i farmaci erogati in ambito territoriale sia quelli in ambito ospedaliero, abbia prezzi superiori solo alla Francia, al Portogallo e alla Polonia.
La spesa dei farmaci orfani nel periodo 2018-2020 vede l’Italia risultare al quinto posto (25,3 euro pro capite), dopo Francia (31,6 euro), Austria (30,9 euro), Germania (27,8 euro) e Spagna (27,2 euro).
Il report Aifa 2020
La fotografia scattata da OsMed mostra che nel 2020 circa 6 cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di farmaci. È stata anche osservata una crescita della spesa pro capite e dei consumi con l’aumentare dell’età, in particolare per la popolazione con più di 64 anni che ha assorbito oltre il 60% della spesa e circa il 70% delle dosi. Le Regioni del Nord hanno registrato una prevalenza inferiore (59,6%) rispetto al Centro (64,8%) e al Sud Italia (65,8%). Tra minori e bambini invece il 35,7% della popolazione pediatrica ha ricevuto nel 2020 almeno una prescrizione di farmaci con un’incidenza del 46,4% dei bambini nella fascia di età prescolare. Il numero di prescrizioni si è comunque ridotto rispetto all’anno precedente e i farmaci più prescritti rimangono gli antinfettivi per uso sistemico e quelli per l’apparato respiratorio, mentre al terzo posto, con un incremento del 4,2% si collocano i farmaci del sistema nervoso centrale.
Il report pubblicato da Aifa parla di una riduzione del consumo degli antibiotici del 21,7%. Da attribuire, secondo gli estensori, alla modifica dei modelli organizzativi a cominciare dall’accesso agli ambulatori dei Medici di Medicina Generale e dei Pediatri di Libera Scelta e all’adozione della ricetta elettronica, oltre che alla diffusione, causa Covid, dei dispositivi di protezione individuale, che può aver ridotto la trasmissione delle infezioni batteriche nel corso dell’anno passato. Sono invece cresciuti i consumi del vaccino antinfluenzale (+23,6%), grazie a un aumento dell’adesione alla campagna vaccinale nel corso del periodo pandemico. Mentre per quanto riguarda l’aderenza e la persistenza al trattamento delle principali patologie croniche non sono state evidenziate importanti differenze rispetto all’anno precedente.