Ora che la prima tranche da 24 miliardi del Recovery Fund è “partita”, la salita comincia a prendere pendenza. Per poter usufruire appieno dei fondi europei varati fra 2020-2021 dopo lunghe e estenuanti trattative non basta la buona volontà. L’Italia si è impegnata a rispettare 52 traguardi nel proprio recovery plan, pena la restituzione del pre-finanziamento di Bruxelles. Due volte all’anno la Commissione europea verificherà l’avanzamento dei lavori e potrebbe stoppare, anche in parte, i rimborsi previsti nelle 10 rate stabilite tra il 2021 e il 2026. Alla fine dei cinque anni le condizioni saliranno a 528. Troppo rigide secondo alcuni osservatori della vita economica e politica del vecchio continente. Il minimo sindacale, secondo altri, per far sì che il Paese si trasformi sul serio.
Recovery Plan, obiettivi e traguardi
A prescindere dai giudizi dei singoli, le condizionalità europee riguardano praticamente ogni aspetto del piano: dall’entrata in vigore dei decreti attuativi della riforma del processo civile e penale, alla semplificazione degli appalti pubblici, fino alla digitalizzazione della pubblica amministrazione e l’interoperabilità delle banche dati o il recupero/riduzione dell’evasione fiscale. Lo scorso 13 luglio 2021 il Pnrr dell’Italia è stato definitivamente approvato, come allegato alle Decisione di esecuzione del Consiglio europeo un corposo allegato in cui vengono definiti, in relazione a ciascun investimento e riforma, precisi obiettivi e traguardi, cadenzati temporalmente, al cui conseguimento si lega l’assegnazione delle risorse su base semestrale. Traguardi e obiettivi che sono stati riportati integralmente dal governo del Decreto di agosto per la ripartizione delle risorse di ogni singola rata.
La prima riforma che va portata a casa è senza ombra di dubbio quella della pubblica amministrazione. Per arrivare alla fine del percorso e, in alcuni casi anche per accedere alla successiva rata del Recovery del 31 dicembre 2021, sempre da 24 miliardi di euro, l’Italia deve varare una legislazione di fatto ausiliaria alla stessa governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Recovery, il ruolo della PA e di Brunetta
I punti fondamentali che il ministero attualmente guidato da Renato Brunetta dovrà andare a toccare per “fornire assistenza tecnica e rafforzare la creazione di capacità per l’attuazione del Pnrr” sono diversi: vi è la “definizione dei profili professionali per il settore pubblico al fine di attrarre le competenze e le capacità necessarie”; la “creazione piattaforma unica di reclutamento per centralizzare le procedure di assunzione pubblica per tutte le amministrazioni pubbliche centrali, con l’impegno a estendere l’utilizzo della piattaforma anche alle amministrazioni locali”; modifica dei processi di assunzioni basati sulla “conoscenza” per passare a procedure basate sulle “competenze”.
Assunzione e valutazione dei dipendenti della PA
Ma anche per la valutazione dei dipendenti già assunti, il Piano prevede di rafforzare il “legame tra apprendimento permanente e opportunità di formazione per i dipendenti e incentivi alla partecipazione, ad esempio prevedendo meccanismi di ricompensa o percorsi di carriera specifici, con particolare attenzione alla duplice transizione”. Si prevede un aggiornamento dei “principi etici” della PA (con apposite “norme chiare, codici di condotta e moduli di formazione”) oltre al raggiungimento di un maggiore equilibrio “di genere” fra la forza lavoro.
La riforma della “mobilità verticale”
La riforma della PA dovrà rivedere la cosiddetta “mobilità verticale”, riformando i percorsi di carriera per creare e accedere a posizioni dirigenziali di livello intermedio (“quadri”) e accedere a posizioni dirigenziali di livello superiore (“dirigenti di prima e seconda fascia”) dall’interno dell’amministrazione. Ciò comprende la riforma del sistema di valutazione delle prestazioni e il rafforzamento del legame tra avanzamento di carriera e valutazione delle prestazioni. All’interno di questo macro obiettivo è previsto di creare “un sistema di pubblicità unico trasparente per tutti i posti vacanti nelle amministrazioni centrali e locali” oltre alla “possibilità di presentare domanda per qualsiasi posto disponibile ovunque” e “l’abolizione dell’autorizzazione alla mobilità da parte dell’amministrazione di origine”.
Semplificazioni: dalle autorizzazioni ambientali agli appalti pubblici
Passando alla semplificazione della burocrazia pubblica, il sistema di “traguardi/obiettivi” del Pnrr ha individuato i “settori prioritari” per la semplificazione. Divisi per comparto. Il primo riguarda le autorizzazioni ambientali, le energie rinnovabili e l’economia verde. Il secondo le licenze edilizie e la riqualificazione urbana. Si va poi sulle infrastrutture digitali e gli appalti pubblici, mentre gli altri altri settori critici sono il diritto del lavoro, il turismo l’agroalimentare. In sostanza si punta quanto meno a “raggruppare” le procedure statali e quelle regionali in alcuni settori principali: dalle autorizzazioni ambientali ed energetiche per arrivare fino a una procedura nazionale di valutazione dell’impatto ambientale.
I servizi per i cittadini
Lo stesso deve avvenire non per i servizi che riguardano le imprese (come nel caso precedente) ma quelli che riguardano i cittadini: 50 diverse procedure critiche che interessano le persone fisiche che vanno resi più semplici e accessibili. Si va dalle certificazioni digitali dell’anagrafe fino alle deleghe per l’accesso ai
servizi online.