Più la popolazione invecchia, più la malattia si diffonde a macchia d’olio. Il Parkinson è la patologia neurodegenerativa progressiva più diffusa, dopo l’Alzheimer, in tutto il mondo, Italia compresa. Lo scorso martedì 11 aprile si è celebrata La Giornata Mondiale dedicata al disturbo, promossa, per la prima volta, nel 1997, in occasione dell’anniversario della nascita di James Parkinson, il medico inglese che nel 1817 descrisse per la prima volta la “paralisi agitante”. Un’occasione per fare il punto sulla ricerca in campo clinico e farmaceutico e sulle modalità di prevenzione.
Le stime parlano di circa 300 mila italiani affetti da malattia di Parkinson o da parkinsonismi
Le stime parlano di circa 300 mila italiani affetti da malattia di Parkinson o da parkinsonismi, termine con cui si indicano forme analoghe, ma più rare, della patologia. “Le cause oggi sono più note rispetto a quanto sapevamo anni fa”, racconta a True-News.it Alessandro Padovani, Professore di Neurologia
Università degli Studi di Brescia.
Padovani: “C’è anche un effetto legato all’ambiente e agli stili di viti”
Aggiunge Padovani: “Sappiamo che vi sono diverse forme correlate a mutazioni genetiche. Alcune di queste condizioni geneticamente determinate sono controllate da geni diversi: vi è, quindi, una certa predisposizione. C’è anche un effetto legato all’ambiente e agli stili di viti”.
Prevenzione, Padovani: “Importante una dieta povera di sale”
Pertanto si possono trarre alcune indicazioni di prevenzione: “Sicuramente uno stile di vita attivo – spiega il neurologo – con un’attività fisica quotidiana rallenta l’esordio dei sintomi nei pazienti. Vi sono indicazioni anche legate a una dieta particolarmente anti-ossidante e povera di sale, e non basata sui carboidrati. L’obesità e il diabete giocano un certo fattore perché riducono la capacità cardiovascolare”. Il primi campanello d’allarme, che segnala il possibile arrivo del Parkinson, è in primis rappresentato – come chiosa Padovani – “il tremore a riposo”: “nella maggior parte dei casi, però, esordisce tardivamente rispetto a rallentamento dell’andatura. Sono precoci anche sintomi non motori: la perdita dell’olfatto, disturbi del sonno e dell’umore e stipsi”.
La ricerca, Padovani: “Vi sono anche farmaci orientati a pazienti portatori di mutazioni genetica”
Padovani è fiducioso sulla disponibilità di terapie efficaci e con benefici per il controllo dei sintomi: “I farmaci agiscono sulla carenza di dopamina che caratterizza i malati di Parkinson, ma esistono anche indicazioni su principi attivi che possono rallentare la malattia. Che riducono i fattori di rischio con capacità anti-ossidanti”. Ma la sperimentazione continua. “Su questo ci sono delle novità, che richiedono delle conferme, per la cura del Parkinson sporadico. Vi sono anche farmaci orientati a pazienti portatori di mutazioni genetiche. Ma questo è un discorso per il quale il tempo ci dirà se riusciremo a correggere tutte le predisposizioni alla malattia. Uno scenario interessante”.