La Sardegna è stata la prima regione italiana a sospendere il payback ma la speranza del comparto dei dispositivi medici è che si muovano sulla stessa scia anche le altre. Anche perchè la cifra che le aziende devono sborsare è tutt’altro che irrisoria: si tratta di 1,2 miliardi. A chiarirlo è stato, rispondendo a un question time di Fabrizio Sala (FI), il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Che, rispondendo al deputato, ha aperto, in futuro, a probabili modifiche sul tanto discusso meccanismo: “Il Governo si riserva per il futuro una manutenzione della normativa in essere, ferma restando, come già evidenziato, la necessità di garantire comunque i livelli essenziali di assistenza. Il Governo garantisce, quindi, questa massima attenzione in particolare in merito al settore del meccanismo dei payback sui dispositivi medici“.
La protesta a Roma: “Si tratta di un problema non solo economico”
Intanto montano le proteste. Martedì 20 dicembre circa 200 operatori si sono radunati davanti al Pantheon, a Roma, contro la norma che costringe i fornitori di dispositivi medici a restituire parte dei pagamenti ricevuti dalle Regioni che hanno comprato i loro prodotti, se gli importi eccedono il tetto di spesa imposti a tali enti.
La protesta, con tanto di striscioni, è stata guidata da Stefano Sermenghi: “Il problema è di tutti – ha spiegato Stefano Sermenghi che ha guidato la protesta – e speriamo che dopo la manifestazione di oggi il Parlamento trovi una soluzione, anche facendo pagare alle regioni che hanno speso troppo quei 2 miliardi che oggi vengono chiesti ai privati”. “Si tratta di un problema non solo economico – ha detto ancora Sermenghi – benché profondamente ingiusto, ma soprattutto sanitario, politico e sociale, dato che la chiusura di migliaia di aziende del settore delle forniture ospedaliere, renderà difficoltosa la reperibilità dei dispostivi medici”.
Toscana, confartigianato odontotecnici: “Meccanismo poco chiaro”
Levate di scudi contro il provvedimento introdotto da Draghi che viaggiano di regione in regione. In Toscana, pr il meccanismo di payback sanitario, “a fronte di forniture già consegnate tra il 2015 e il 2018, in questi giorni agli odontotecnici toscani stanno arrivando le richieste da parte delle Asl di pagamento delle quote”, per mezzo di “decreti ingiuntivi diretti”. E’ quanto afferma Ivan Pintus, presidente nazionale degli odontotecnici di Confartigianato, secondo cui le disposizioni del Dl Aiuti-bis “rischiano di avere gravissime conseguenze sulle imprese, molte delle quali stanno pensando di presentare ricorsi innanzi al Tar”. Secondo Pintus infatti “quello del payback sanitario è un meccanismo che si basa su norme poco chiare”, e “pur essendo stato introdotto nel 2015, non è stato fino ad oggi mai applicato”. Per il presidente degli odontotecnici di Confartigianato “non è possibile che i nostri laboratori, che stanno vivendo un periodo difficile a causa degli aumenti dei costi dei materiali e dell’energia e del calo dei fatturati a causa della crisi economica, debbano a gennaio restituire ingenti somme a causa del superamento del tetto di spesa per dispositivi medici; evento del quale essi non sono in alcun modo responsabili”. Pintus, che è anche presidente della categoria per Confartigianato Toscana, ha chiesto proprio alla Regione Toscana “di essere ascoltati per fare chiarezza”.
Puglia, lo sfogo di Aforp: “Non possiamo pagare il conto per responsabilità che non sono nostre”
In Puglia l’Associazione fornitori ospedalieri regione Puglia (Aforp) che aderisce alla Federazione italiana fornitori ospedalieri (Fifo), ha alzato la voce: “Non possiamo pagare il conto per responsabilità che non sono nostre ma delle regioni che negli anni hanno splafonato i tetti di spesa. Noi abbiamo partecipato a regolari gare d’appalto ed oggi riceviamo note di pagamento per milioni di euro. Chiediamo alla Regione Puglia un provvedimento urgente: la sospensiva dell’efficacia del payback, cosi come stanno facendo altre regioni”.
A dirlo – come riporta La Gazzetta del Mezzogiorno – è la referente, Grazia Guida, che prosegue: “Le imprese associate ad Aforp si sono costituite – ha aggiunto la presidente – per contrastare un provvedimento opinabile e che unilateralmente colpisce i fornitori di beni, che sono chiamati a ripianare gli sforamenti dei tetti di spesa di quattro anni nonostante le stesse imprese abbiano partecipato a regolari e legittimi eventi competitivi». Dopo aver ricevuto la richiesta di rimborso, molte aziende hanno presentato un ricorso ai tribunali amministrativi regionali (Tar). In Sardegna i ricorsi hanno già avuto un effetto: la Regione, infatti, ha sospeso la riscossione dei rimborsi in attesa del pronunciamento dei giudici amministrativi. Siamo molto preoccupati perché molte imprese che non potranno assolvere al payback, potrebbero non farcela con gravi conseguenze per la stabilità e il futuro occupazionale delle piccole medie imprese”, spiega la rappresentante pugliese di Aforp.
Marche, l’annuncio di ricorsi
Nelle Marche si annunciano ricorsi giudiziari: “Impugneremo il provvedimento, domani faremo subito ricorso”, assicura un fornitore dalle pagine di Ancona Today – che alla Regione Marche dovrà versare 883 mila euro. “Questo è il ringraziamento alle ditte che si sono sempre prodigate a fornire i migliori servizi alla sanità pubblica, aggiunge Gabriele Ferretti, fornitore di dispositivi medici, cui spetta una quota di ripiano di ben 750 mila euro.
Quote che, per il momento, le aziende saranno destinate a versare. Un Natale triste per l’intero comparto.